Registratore a filo Geloso G242 (1950 circa)
Questa volta abbiamo a che fare con quello che probabilmente è uno dei primi se non addirittura il primo registratore prodotto in Italia nel dopoguerra: il G242 della Geloso.
Doverosa premessa:
Come descritto nella storia della registrazione magnetica, i primi registratori commerciali messi in commercio negli anni 30 e 40 del XX secolo non utilizzavano il nastro magnetico così come lo conosciamo oggi, ma registravano magnetizzando un filo di acciaio che scorreva di fronte a testine di forma particolare. Il nastro magnetico fu inventato in Germania da AEG-BASFe fu praticamente secretato dal governo nazista fino alla fine della guerra, dopo di che iniziò la sua diffusione nel mondo. Nel 1950 erano già presenti sul mercato consumer i primi registratori a nastro, tuttavia la Geloso era ancora rimasta "ancorata" alla vecchia tecnologia. Così nel Bollettino Tecnico n.52-53 del 1952 [fare clic sul link per scaricarlo] a pag. 39 veniva giusitifata la scelta del filo magnetico in luogo del nastro:
Tutti
i nostri registratori adottano quale
mezzo
magnetico il filo,
calibrato, d’acciaio.
I
non pochi fattori
che
hanno portato alla preferenza del filo nei confronti del nastro
possono
riassumersi
nel fatto che.
adeguala opportunamente la velocità di scorrimento, si è
giunti
alla possibilità di
registrazione
di una gamma di frequenza più che sufficiente per il
raggiungimento
di
ottimi risultati dal punto
di
vista
qualitativo. anche nei riguardi delle registrazioni
musicali.
Tra gli apprezzabili
vantaggi
del filo
non
va dimenticato
il minore ingombro nei confronti del nastro a parità di durata di
programmo,
quindi la maggiore maneggevolezza
ed
il
minor
costo
per
uguale
tempo
di
registrazione
Come funziona un registratore a filo ?
Sostanzialmente, un registratore a filo funziona come un
registratore a nastro: il filo di acciao viene fatto scorrere a
velocità quasi costante (il "quasi" lo vediamo dopo) davanti alle
testine dotate di un apposito incavo; nel corso della registrazione
negli avvolgimenti delle testine circola una corrente ad alta
frequenza a con sovrapposto il segnale audio e il filo resta
magnetizzato in modo variabile nella sua lunghezza. Quando si va a
riprodurre, la variazione del campo magnetico indotto dal filo nel
nucleo della testina genera una corrente elettrica corrispondente
che una volta amplificata viene ritrasformata in suono.
La meccanica è abbastanza diversa: non è possibile mantenere
costante la velocità di trasporto del filo in quanto non si può
gestire con il classico sistema capstan-pinch roller.Quella che gira
a velocità costante è la bobina raccoglitrice, che trascina il
nastro a velocità variabile in base al suo livello di riempimento.
La bobina ha un nucleo molto grande, in modo da ridurre per quanto
possibile la differenza di velocità tra inizio e fine del nastro. Il
gruppo testine durante la marcia oscilla dall'alto verso il basso
per avvolgere il filo con regolarità sul rocchetto, grazie ad un
interessante meccanismo.
Rispetto al nastro magnetico, la qualità di registrazione è molto
inferiore: rumore di fondo, distorsione e fluttuazioni di velocità
sono molto elevati, è accettabile la riproduzione della voce ma
quella della musica, nonostante quanto dichiarato nel manuale
Geloso, è veramente pessima.
Il G242 è contenuto in una valigetta di legno con maniglia per il trasporto. Le condizioni estetiche sono abbastanza buone, poche scheggiature e pochi segni di maltrattamento. Proviene da un mercatino dove fu acquistato molti (troppi) anni fa, funzionava (più o meno) poi è rimasto fermo per decenni e quando è stato riacceso si è subito espresso con un cupo ronzio, segno che qualche condensatore nel circuito della tensione anodica era andato in corto circuito.
Uno sguardo all'interno
Togliendo qualche vite si estrare tutto il telaio dal mobiletto.
La meccanica è in condizioni tutto sommato buone, evidentemente era già stata pulita in passato. Non presenta segni di ruggine ed emana odore di olio, segno che è ancora ben lubrificata. E' dotata di un unico motore che tramite alcune pulegge viene accoppiato alla bobina di destra per l'avanzamento del nastro e a quella di sinistra per il riavvolgimento. Tutto sommato sarebbe una meccanica semplicissima, se non ci fosse dall'altra parte il sistema di camma e vite senza fine che fa oscillare dall'alto in basso il blocco testine per avvolgere il filo sui rocchetti in modo regolare.
La vite senza fine si trova sull'albero della bobina destra, quella
mossa dal motore che trascina il nastro. Tramite un ingranaggio fa
girare l'albero che si vede dietro, all'albero è collegato un albero
flessibile che aziona una camma posizionata sotto al gruppo testine,
e la camma fa oscillare quest'ultimo durante la marcia.
Revisione della parte elettronica
L'elettronica, ovviamente, è a valvole. 4 in tutto: due doppi
triodi ECC83 per la preamplificazione del segnale, un tetrodo a
fascio 6AQ5 per l'amplificazione di potenza in riproduzione e la
generazione della corrente di bias in registrazione, una 6X4
rettificatrice (i raddrizzatori al selenio costavano parecchio).
Il trasformatore di alimentazione, di dimensioni abbondanti, è
un vero trasformatore che isola dalla rete il telaio. Al centro
si vede il trasformatore di uscita che accoppia la 6AQ5
all'altoparlante, mentre quello che sembra un terzo
trasformatore in alto a destra, accanto al potenziomentro, è
un'induttanza di filtro usata per livellare la tensione anodica
all'uscita della raddrizzatrice.
Sotto al telaio, numerosi condensatori elettrolitici marcati
Geloso. Cablaggio, come si usava all'epoca, rigorosamente in
aria utilizzando gli zoccoli delle valvole come punti di
ancoraggio dei componenti.
La prima cosa da fare, ovviamente, è la sostituzione di tutti i condensatori elettrolitici: il forte ronzio che si sente appena le valvole iniziano a scaldarsi è dovuto proprio ad un elettrolitico in perdita sulla tensione anodica, e considerando che sono tutti componenti con almeno 70 anni di età sul groppone non è assolutamente il caso di limitarsi alla sostituzione del solo componente guasto.
Cambiare i condensatori con altri componenti nuovi però cambia completamente l'aspetto estetico del telaio. La soluzione è semplice ma efficace: svuotare i condensatori originali e usare il guscio di carta per rivestire dei componenti nuovi. Secondo alcuni "puristi" non è una buona pratica, a mio avviso ha un aspetto comunque più coerente rispetto ad un elettrolitico nuovo.
Una volta rimontati al loro posto, i condensatori ricostruiti sono praticamente indistinguibili dai componenti originale. Si sostituiscono anche alcuni condensatori a carta, poi una pulita ai potenziometri con il solito spray, e finalmente si riassembla il tutto.
Accensione !
Caricato con cura un rocchetto di filo trovato montato sul registratore (in seguito ne ho recuperati altri due he però non contengono niente di interessante) si sposta la leva di azionamento in posizione "AVANTI" e magicamente il rocchetto di destra si mette in movimento. Pochi secondi e dall'altoparlante esce un suono di campane distorto, poi una voce annuncia "Qui radio vaticana, trasmettiamo il discorso del S.Padre..." sul rocchetto c'è registrato niente meno che la trasmissione originale del discorso di Pio XII in occasione dell'invasione dell'Ungheria da parte delle truppe sovietiche nel 1956, per reprimere (sempre democraticamente e per il bene del popolo, sia ben chiaro) la rivoluzione in corso contro il regime comunista. Un bel documento storico, non c'è che dire.
Durante il funzionamento, il blocco testine oscilla dall'alto in basso e viceversa per avvolgere il filo in modo regolare sul rocchetto destro. La cosa è veramente inusuale per un registratore così come lo pensiamo oggi, e decisamente affascinante.
La qualità sonora è decisamente scarsa: la riproduzione della voce è accettabile, soprattutto se si considera che la registrazione è stata sicuramente fatta da una radio AM dell'epoca già ben limitata nella risposta in frequenza. Ma è sufficiente un segnale musicale anche secondario, come il suono delle campane che apre la registrazione, per sentire un suono distorto e affetto da forti fluttuazioni di velocità. In buona sostanza, si dimostra che quanto scritto sul bollettino tecnico era solo una scusa per giustificare l'uso di una tecnologia ormai obsoleta ma più economica rispetto al nastro che stava iniziando a prendere piede sul mercato.
Considerazioni finali:
Il registratore a filo, dopo 70 anni dalla sua costruzione, incredibilmente è ancora in grado di funzionare dopo quella che tutto sommato si può considerare una manutenzione ordinaria. Resta un problema non da poco: la puleggia di gomma che si trova al centro della meccanica (vedere foto in alto) e accoppia il motore alla bobina destra è indurita e ammaccata. Questo comporta due difetti: durante la riproduzione l'ammaccatura genera un "tump-tump-tump" ad ogni giro della puleggia e provoca un incremento istantaneo del flutter, in avvolgimento rapido la gomma indurita slitta ed è necessario "aiutare" l'avvolgimento stesso a mano. Per il resto, il funzionamento è abbastanza regolare, ed è davvero incredibile come un oggetto così vecchio sia ancora oggi in grado di fare il suo lavoro: evidentemente era stato costruito per durare a lungo, senza una "scadenza predeterminata" come la maggior parte dei prodotti odierni.