..."Il Nastrone" ?
Proprio così: "Il Nastrone". Questo strano nome viene dritto dritto da quando, giovane studente universitario nella prima metà degli anni 80, decisi di collaborare come tecnico, a titolo praticamente di volontariato dato che l'unica ricompensa pattuita era il diritto di registrarmi tutte le cassette che volevo dai dischi in dotazione, con una scalcinata radio locale che molti anni prima era stata "La prima radio della città di Arezzo". La radio versava in condizioni economiche a dir poco disastrate, non c'era il becco di un quattrino nemmeno per comprare il materiale necessario, tanto che una volta dovetti riparare lo stilo di una testina del giradischi a suon di ATTACK, lente di ingrandimento e tanta pazienza. Il bello è che alla fine funzionò...
Le radio private "vere", allora, usavano registrare svariati nastri in bobina da 26 cm con le selezioni musicali ed i programmi notturni; un sistema di timer concatenati provvedeva ad attivare in sequenza alcuni riproduttori che venivano caricati ogni sera con una combinazione di nastri diversa. Per non restare nel più assoluto silenzio, anche "La prima radio della città di Arezzo" non poteva e non doveva essere da meno; tuttavia poichè - come giò detto - non c'era un soldo in cassa, avevamo due sola bobine di nastro Maxell da 18 cm che venivano usate alternativamente ed un unico registratore con autoreverse che provvedeva a riprodurre la bobina prescelta un numero imprecisato di volte, avanti e indietro, fino al mattino successivo quando sarebbero riprese le trasmissioni in diretta.
Questo registratore, un già vetusto AKAI GX260D, veniva affettuosamente chiamato da tutti "il nastrone", ed era uno dei principali destinatari delle mie amorevoli cure visto che prima del mio arrivo era stato preda di un vero e proprio assassino che aveva provveduto a devastarne elettronica e meccanica: testine disallineate (chissà perchè le viti delle testine attirano tutti gli smanettoni incapaci ?), cinghia di trasmissione sostituita con un elastico da pacchi, trimmer girati a casaccio, e quanto di peggio si possa immaginare.
Akai GX260: a lui (e a Radio Gamma) è dedicato questo sito.
Quando la radio chiuse definitivamente i battenti, con mio sommo dispiacere perchè confesso che mi divertivo un mondo, il direttore decise di ricompensarmi del lavoro fatto regalandomi le tristi spoglie dell'ormai moribondo Nastrone. Lo portai a casa, con tanta pazienza e qualche soldo riuscii a rimetterlo in moto in maniera decente, e così quello fu il mio primo vero registratore a bobine dal quale è partito tutto quanto.
A quella macchina sono rimasto sempre affezionato (il primo amore non si scorda mai...) e ancora oggi un grosso e attempato GX260 sta nella mia collezione nonostante accanto alle altre macchine faccia una vera figura da "cenerentolo". In onore dell'appellativo affibbiato all'unico "bobine" di quella arrancante radio nel 1985, ho deciso di chiamare "Il Nastrone" questo sito in cui potrete trovare informazioni sui registratori a bobina ma anche su tanti altri esemplari di vintage elettronico.
Ma cosa c'è in questo "Nastrone" ?
Proseguendo nella lettura, troverete una guida completa che vi aiuterà ad entrare nel mondo dei registratori magnetici. La guida ha un taglio prevalentemente pratico, con soltanto poco spazio dedicato alle informazioni teoriche riguardanti i principi fisici e tecnici che stanno alla base del funzionamento di un registratore. Questo perchè tutto sommato sono informazioni che potete trovare un po' ovunque, in rete e sui libri, mentre scarsissima è la documentazione reperibile riguardante gli aspetti operativi della scelta della macchina più adatta. Certo sarebbe stato bello mettere anche una completa trattazione degli aspetti teorici della registrazione magnetica, ma non potendo pubblicare tutto quello che mi passava per la testa - altrimenti il sito non sarebbe apparso in rete MAI - ho preferito concentrare gli sforzi sull'effettivo target dell'opera piuttosto che creare un altro compendio di fisca classica, elettronica e meccanica che avrebbe interessato ben pochi lettori e probabilmente si sarebbe rivelato pure noioso. Ciò non toglie che in futuro una sezione teorica possa apparire, dipende tutto dall'interesse che susciterà e dalle richieste che mi verranno fatte. Informazioni sui registratori a bobina più diffusi e sugli altri formati di registrazione magnetica, foto di apparecchi d'epoca e di altri oggetti elettronici di vario genere del passato, curiosità, informazioni storiche e altro ancora completano il tutto.
Una breve (e poco seria) presentazione del sottoscritto, dopo di che passiamo a scoprire per quale motivo uno dovrebbe procurarsi un registratore a bobine nel ventunesimo secolo.
Chi sono (e dove sono, quando sono assente di me *) ?
* cit. Franco Battiato, Chanson Egocentrique
L'Ingegner Luca Franzesi, che poi sarei io (tante volte qualcuno non lo avesse capito...) nasce... sì, dunque, nasce sicuramente perchè altrimenti non sarebbe qui a scrivere sciocchezze. Pur non essendo nato ingegnere (fonti accreditate assicurano che lo diventò solo molti anni dopo), fin da piccolo mostra chiaramente le sue attitudini nocive demolendo coscenziosamente ogni e qualsiasi oggetto demolibile che gli capitasse tra le operose manine e rimontandolo in foggia anomala; crescendo volge poi la propria attenzione ad oggetti già predisposti alla demolizione ed al riassemblaggio fantasioso come ad esempio le costruzioni Lego. All'età di pochi anni viene a contatto - senza alcuna colpa, giuro ! - con un meraviglioso ordigno dotato di due grosse ruote che parlava e cantava; tale magico oggetto, denominato REGISTRATORE attira subito la sua attenzione e da quel momento è amore a prima vista.
INCIS TK6 Deluxe: la "prima volta" !
Cambiano i tempi, cambiano i paesi, cambiano la cucina di fòrmica rossa e bianca ed il televisore a valvole dal quale il Nostro registrava pervicacemente lo Zecchino d'Oro, e la pesante valigia sonora viene archiviata in un armadio, sostituita da altre - ma non sempre proficue - occupazioni. All'età di 15 anni circa il pericoloso individuo ha ormai acquisito una ragionevole conoscenza dell'elettronica, esplicitata nella realizzazione di numerosi oggetti dalla funzione per lo più misteriosa: display colorati visualizzano numeri di cui nessuno comprende il significato, mentre da strani e talvolta preistorici altoparlanti (il ferrivecchi all'angolo è il suo miglior fornitore di componenti) escono improbabili voci in altrettanto improbabili lingue. Vende la propria collezione di Topolino per acquistare il suo primo cassettofono stereofonico, un Akai CS703D, ed una cuffia con cui ascolta e scambia le cassette che i soliti compagni di scuola danarosi generosamente gli registrano con "lo stereo". Lavorini e lavoretti vari provocano la formazione di un piccolo impianto completo di amplificatore e diffusori attorno al primigenio deck, che nel frattempo medita rivendicazioni sindacali e chiede inutilmente un breve periodo di ferie.
Il trascorrere del tempo vede l'embrionale impianto hi-fi coprirsi di polvere, per colpa di alcuni abominevoli oggetti che a prima vista sembrano essere perversi esperimenti genetici di connubio tra un televisore ed una macchina da scrivere, mentre in realtà il loro vero nome è "personal computer". Essi vengono sviscerati fin nei più reconditi particolari e costretti a compiere atti ben oltre i limiti della loro natura; nel frattempo viene acquisita con gran fatica e impegno la tanto agognata (ma da chi ? boh... ) laurea in ingegneria elettronica che peggiora ancor più la già critica situazione.
Varie vicende, conclusesi con la cattura definitiva da parte di un'esponente del sesso femminile e conseguente produzione di due piccole repliche, completano l'opera di allontanamento dall'hi-fi (vi ci voglio ad accendere lo stereo dopo aver perso mezz'ora per far addormentare un bimbo che non ne vuole assolutamente sapere di dormire...), fino a che, per motivi mai identificati, l'antica passione torna a farsi prepotentemente viva nell'anno 2002, quando entra nella sua casa un malconcio pronipote dell'ormai mummificato Incis che gli aveva inoculato il pericoloso virus della bobinofilia rimasto latente per tanti anni: trattavasi di un TEAC X1000R.
Il resto è cronaca.
Scusate, ma il trenino... cosa c'entra ?
C'entra, c'entra... i trenini (ma anche i treni veri) sono sempre stati la mia seconda passione, in particolare le locomotive a vapore. Attualmente in mezzo alla mia collezione di RtR corre una piccola rete in scala 1:22 della LGB, percorsa da alcuni modelli delle ferrovie austriache di inizio 900, come le locomotive Stainz con cabina verde e marrone che vedete nelle foto. E tanto materiale in scala HO, ovviamente.