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Registratore GELOSO G257

Metà anni 50. Il boom economico aveva portato un netto miglioramento delle condizioni di vita delle famiglie italiane, e nelle case stavano incominciando a diffondersi gli elettrodomestici. Lavatrici e frigoriferi erano ovviamente i più ambiti ed i primi ad essere acquistati, e un bell'apparecchio radio (ovviamente a valvole) non poteva mancare.
Il miracolo della televisione ammassava centinaia di persone davanti alle vetrine dei negozi e nei cinema dove gli apparecchi a proiezione permettevano a tutti di vedere "Lascia o raddoppia"; nei soggiorni (detti all'epoca tinelli e tassativamente arredati con mobili di colore marron, come cantava Paolo Conte) dei più fortunati troneggiava il meraviglioso apparecchio tassativamente munito di stabilizzatore di tensione e di tovaglietta a coprirlo e proteggerlo nelle ore in cui non veniva usato.

Insieme a radio e televisori, iniziò anche la diffusione di massa dei primi apparecchi per la riproduzione personale della musica. Giradischi e fonovaligie, supportati dalla commercializzazione del disco microsolco e dalla nascente industria discografica della musica leggera, la fecero da padroni grazie anche a dei prezzi tutto sommato accettabili; mentre i registratori magnetici inizialmente rimasero confinati ad un mercato ristretto: ingombro, costo elevato e scarsa utilità percepita dal pubblico non ne permettevano una diffusione massiccia.

Ma ci fu una novità improvvisa che apparve sul mercato: la Geloso, notissima azienda dell'epoca di cui probabilmente parleremo in modo più diffuso in un prossimo futuro, mise in commercio un apparecchietto veramente innovativo: si trattava di un registratore relativamnte economico dotato di bobine di piccole dimensioni in grado di assicurare fino ad un'ora e mezza di registrazione di qualit modesta ma sufficiente per un uso amatoriale. Nella pubblicità si elencavano molte possibilità di utilizzo in ambito domestico e lavorativo: registrazione di eventi familiari (la registrazione del video era ancora ben lontana), ascolto di musica, invio di messaggi ad amici e parenti lontani (ovviamente per posta: chi avrebbe potuto immaginare una cosa come WhatsApp nel 1956 ?), dettatura di lettere, comunicazioni di lavoro.... una infinità di applicazioni che rendevano appetibili l'acquisto e l'utilizzo della macchinetta.

Negli anni successivi il piccolo registratore venne aggiornato e migliorato, nacquero altri modelli con bobine più grandi e prestazioni superiori, persino dotati di apparecchio radio integrato, tuttavia i più diffusi - anche grazie al prezzo che diventava sempre più basso in relazione agli stipendi medi - restarono sempre i modelli di base con bobine da 8 cm. E il più venduto in assoluto, quello che ancora oggi si trova con un po' di pazienza nei mercatini al costo di una pizza e patatine, fu sicuramente il G257.

Il G257 appare per la prima volta nel bollettino tecnico Geloso dell'autunno 1962. Rispetto al precedente G256 ha un aspetto estetico molto più moderno e rispondente al gusto dell'epoca, pur essendo praticamente identico all'interno. Come gli altri "Gelosini" (così vennero chiamati quei piccoli apparecchi) monta bobine da 8 cm di diametro con  circa 120 metri di nastro, sufficienti per un'ora e mezza di registrazione complessiva alla velocità di 4.75 cm/s. La risposta in frequenza è limitata a circa 6KHz, più che sufficienti per un'ottima riproduzione della voce e un ascolto accettabile della musica, almeno se non si avevano particolari pretese. Veniva fornito con una valigetta rigida che conteneva anche alcuni accessori (microfono, cavo di alimentazione, qualche bobina). Utilizzava tre valvole: un doppio triodo ECC83, un tetrodo a fascio di potenza 6AQ5 (versione miniatura della ben nota 6V6) ed un "occhio magico" subminiatura DM70; l'alimentazione interna era ricavata da un avvolgimento secondario sul motore sincrono che fungeva quindi anche da trasformatore e garantiva l'isolamento del telaio dalla rete (il modello originale del 1956 aveva invece un autotrasformatore).

Un amico me ne porta uno trovato in un mercatino, chiedendomi di rimetterlo in funzione. Lo ha preso un po' per nostalgia, un po' perchè è in condizioni veramente perfette e sarebbe stato un peccato lasciarlo sullo scaffale. In effetti è completo di tutti i suoi accessori originali e non ha un graffio, sembra uscito di negozio il giorno prima.

Il mobiletto è miracolosamente rimasto bianco, segno che è stato sempre conservato nella valigetta ben chiuso e al riparo dalla luce del sole che col tempo faceva ingiallire la plastica. Il coperchio trasparente non ha un graffio, ci sono il panno con il marchio Geloso che serve a coprire dalla polvere le bobine e ul foglietto con alcune avvertenze. Nella valigetta grigia - ovviamente in eccellenti condizioni - trovo il cavo di alimentazione, un paio di bobinette di nastro, una copia dei bollettini tecnici Geloso in cui viene presentato e descritto il registratore.

Come ci si poteva facilmente aspettare, una volta collegato all'alimentazione e acceso l'apparecchio non funziona. Dall'altoparlante esce un ronzio non fortissimo ma abbastanza evidente, premendo il tasto verde il nastro viene trascinato dal pinch roller ma la bobina di raccolta non gira, non funziona neanche l'avvolgimento veloce. Però, anche se disturbate dal ronzio, si sentono distintamente le voci registrate sul nastro: è un ottimo punto di partenza !

Il forte ronzio indica che sull'alimentazione anodica delle valvole c'è un residuo di alternata a 50Hz, segno che i condensatori di filtraggio e probabilmente anche il raddrizzatore sono ormai a fine vita. Si apre quindi l'apparecchio e togliendo alcune viti si separa la scheda elettronica dalla meccanica. E' interessante notare come sia stato ben ingegnerizzato l'interno: tutte le parti sono facilmente accessibili e smontabili semplicemente togliendo poche viti.

Ci sono vari condensatori elettrolitici in pessimo stato ed un raddrizzatore al selenio; sono tutti componenti ad alto rischio di guasto ed è necessario rimuoverli. Ecco qui sotto la scheda al termine del lavoro di ricondizionamento: i doppi elettrolitici, non più prodotto da decenni, sono stati sostituiti da 4 normali condensatori singoli da 22uF-450V; al posto del ponte rettificatore ci sono adesso 4 diodi 1N4007 al silicio.

Poi si passa alla parte meccanica. Il motore è ovviamente unico, e il moto è trasmesso alle varie parti attraverso cinghie e pulegge di gomma. La puleggia fortunatamente è intatta e ben conservata (evidentemente usavano gomma di ottima qualità), mentre la cinghietta ormai inservibile si può sostituire con un O-ring di dimensione opportuna. Pulizia e ingrassaggio delle varie parti soggette a scorrimento sono d'obbligo.

E' interessante osservare che la meccanica, per quanto si tratti di un apparecchio economico, è robustissima. Le parti in plastica sono pochissime, solo qualche puleggia sottoposta a sforzi minimi. Tutte le leve e i rimandi sono in metallo robusto e di notevole spessore, nella foto a destra si vede persino una specie di "cuscinetto a rullo" che rende praticamente eterno i'accoppiamento tra le due parti del leveraggio. E in effetti la meccanica, nonostante siano passati 60 anni da quando è stata costruita, è perfetta e non ha assolutamente bisogno di restauro (a parte qualche goccia d'olio e di grasso).

Ora una foto interessante: questo che si vede sotto è il blocco testine con capstan e pinch roller. Quando il piccoletto mi è stato affidato, il proprietario mi ha detto che aveva provato ad accenderlo e le voci sembravano accelerate. La cosa era abbastanza strana perchè il motore del G257 è un motore sincrono agganciato ai 50HZ di rete, non ci sono cambi di velocità e l'accoppiamento tra motore e capstan è diretto tramite una puleggia di gomma: non c'è - almeno in apparenza - modo di avere una velocità di trascinamento del nastro errata, in eccesso o in difetto che sia.

E invece... il modo c'è: lo vedete il capstan ? Ha arrotolato intorno un pezzetto di nastro che si è infilato dentro il "cappuccio" che protegge l'alberino, ne ha aumentato il diametro e di conseguenza il nastro scorre più veloce. Se solo ci fosse entrato qualche cm di nastro in più avrebbe bloccato tutto.
Nulla di grave, basta rimuoverlo con l'aiuto di una pinzetta e pulire tutto, pinch roller compreso.

La testina è la classica monoblocco Geloso, montata in quasi tutti i registratori della serie. Come si vede bene dalla foto è in perfetto stato, lucida e senza segni di usura. La testa di registrazione/riproduzione (a destra) ha una particolarità: è costruita con due avvolgimenti, uno per il segnale audio in rec e play, l'altro - in serie alla testina di cancellazione - per il segnale del bias. Soluzione "primitiva" al problema dell'accoppiamento elettrico tra testina e oscillatore e non priva di controindicazioni, ma per un registratore dalle prestazioni modeste come questo può andare bene ugualmente.

Prova finale: il registratore parzialmente rimontato nel mobiletto con il nastro caricato, testato e pronto per essere chiuso. Si vedono la DM70 sulla destra, indicatore del livello di registrazione, e la corda con l'indice che segnala il tempo trascorso del nastro (accessorio non sempre presente neanche in apparecchi più blasonati).

E per concludere, il G257 pronto per la riconsegna, in compagnia dei due bollettini tecnici Geloso e del microfono piezoelettrico originale.

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