Pioneer CTF 1250
Da anni giaceva abbandonata in un angolo una coppia di piastre a cassetta Pioneer che alla fine degli anni 70 erano una specie di "sogno proibito" per moltissimi audiofili. Le due piastre erano veramente mal messe, parzialmente smontate e mancanti di alcune parti, ma valeva forse la pena di perderci un po' di tempo per tentare di ricostruirne almeno una, trattandosi della famosa CTF1250 top di gamma.
Per l'epoca in cui era stata costruito, si trattava veramente di un apparecchio di notevole impatto sia dal punto di vista estetico che da quello tecnologico: pesante e di grandi dimensioni, ha il tipico aspetto dei prodotti Pioneer di quel periodo: alluminio anodizzato in abbondanza, grandi display fluorescenti azzurri per il contanastro ed i vu-meter, una selva di pulsanti e manopoline. Completa l'effetto il grosso vano cassetta sporgente sotto al quale si colloca la tastiera che comanda le varie funzioni..
La piastra è un tre testine con due motori: uno brushless servocontrollato a trazione diretta per il capstan principale più uno in CC per l'azionamento delle due bobine tramite un classico meccanismo con idler e frizione. Il caricamento della cassetta è manuale, molto semplice, pratico.e - a mio avviso - anche preferibile al classico sportellino in quanto facilita le operazioni di smontaggio della meccanica in caso di bisogno.
Il selettore del tipo di nastro permette di utilizzare nastri di tipo I, II, metal ed anche al ferrocromo, molto diffusi in quegli anni (sparirono praticamente dal mercato all'inizio del decennio successivo). Interessante la possibilità di regolare bias, livello del Dolby ed equalizzazione di registrazione tramite tre controlli esterni (le manopole piccole in basso sotto al quadro del display), l'operazione è aiutata da un oscillatore interno e da una terna di indicatori a doppia freccia che segnalano la correzione da fare. La regolazione fatta con questo sistema non è precisissima ma risulta accettabile; alla fine della procedura è comunque bene fare una messa a punto "a orecchio" dell'equalizzazione alle alte frequenze utilizzando la funzione tape monitor.
Va detto che questo registratore, pur essendo un top di gamma di quello che era considerato uno dei marchi più quotati, aveva la fama di essere molto "rognoso" e instabile, soprattutto dal punto di vista meccanico. Pare infatti che abbia creato svariati problemi ai fortunati (si fa per dire ?) possessori, e che alcuni esemplari non siano mai stati in grado di funzionare bene.
Dei due registratori, uno è poco più di un rottame: mancano diverse parti della meccanica, i pinch roller e la testina; mancano molte parti estetiche e all'interno ci sono fili tagliati. L'altro sembra completo,ma la meccanica è fuori uso e il trasformatore di alimentazione è quello per il mercato giapponese a 100VAC. Questo è evidentemente il candidtao al restauro, mentre l'altro farà funzione di donatore di organi.
L'interno è ben pieno di schede collegate tra loro da un poco ordinato affollamento di mazzette di fili. L'elettronica appare fin da subito piuttosto complicata, con svariati circiiti integrati marcati Pioneer e molti punti di regolazione.
La prima operazione da fare è naturalmente una approfondita pulizia, seguita a ruota dalla sostituzione del trasformatore di alimentazione con quello a 220V ricavato dal rottame, in modo da poter accendere l'apparecchio. La prima accensione è incoraggiante: il motore del capstan gira e i display fluorescenti si accendono. Premendo i pulsanti di comando si vede qualche disperato tentativo di reazione da parte della meccanica, purtroppo nessuno di essi va a buon fine e non sembra funzionare assolutamente nulla.
Contrariamente a quello che accade nella maggior parte dei registratori a cassetta nipponici, estrarre la meccanica da questo telaio è operazione abbastanza semplice, grazie probabilmente alle grosse dimensioni e all'abbondanza di spazio interno che hanno premesso ai progettisti di evitare la solita "sinfonia di incastri" che spesso obbliga a smontare mezzo apparecchio anche per sostituire una semplice cinghietta.
Una volta rimosso il pannello frontale, il registratore si presenta così:
Per estrarre la meccanica è sufficiente rimuovere le quattro viti che la tengono fissata al contropannello, poi si staccano due connettori a pettine e... si scopre che i fili delle testine sono saldati alla scheda principale, alcuni anche in posizioni poco accessibili: i progettisti giapponesi degli anni 70 non si smentiscono MAI !!!!
Alla fine la meccanica è fuori dal telaio, pronta per iniziare le operazioni di manutenzione.
La meccanica rimossa dal telaio prima della revisione
Doppio capstan con due volani collegati tra loro da una cinghia, il volano principale a destra è anche il rotore del motore brushless controllato a PLL ed agganciato a un oscillatore a quarzo. Inutile la presenza del pitch control (potenziometro visbile sul lato sinistro) in un registratore a cassette, probabilmente ce l'hanno messo solo per ragioni cimmerciali. Nell'insieme sembra abbastanza complessa e di non semplice smontaggio; il fatto che il blocco principale che supporta tutte le varie parti sia di plastica (nera, rigida e compatta, a dire il vero di aspetto piuttosto solido) non tranquillizza affatto e fa temere rotture e deformazioni.
Come previsto lo smontaggio è decisamente compesso: va dapprima rimosso il supporto della scheda di controllo del motore capstan, togliendo svariate viti si rimuove il pannello metallico posteriore e si estraggono i volani, infine si completa lo smontaggio dello strato intermedio e del gruppo idler-motore avvolgimento veloce. Ci si ritrova sul tavolo questo confuso groviglio di pezzi ancora parzialmente connessi tra loro dai vari fili elettrici:
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La meccanica completamente smontata
Una volta smontata, è facile capire perchè la meccanica non funziona: le cinghie sono praticamente tutte allentate o parzialmente sciolte, mentre l'idler è indurito e secco. Un kit già pronto, reperibile da un noto venditore tedesco su ebay, permette di risolvere il problema con spesa moderata.
Parte della meccanica: piattelli porta-bobina, meccanismo dell'idler,cinghie.
Oltre alle cinghie fuori uso ci sono anche alcune parti palesemente difettose compreso il motorino molto rumoroso; per fortuna possono essere prelevate tutte dall'altra meccanica.
Alla fine del lavoro, dopo una doverosa rettifica con carta vetrata sottile della superficie dei pinch roller, la piastra è pronta per essere accesa e provata. La meccanica finalmente funziona, e la riproduzione di una cassetta con dei toni di test a varie frequenze è più o meno regolare. Quello che invece non funziona proprio è la registrazione: nonostante le regolazioni del bias e dell'equalizzazione, la risposta in frequenza è decisamente calante sulle alte, e in modo diverso per i due canali. Il peggiore perde la bellezza di 5dB a 10KHz, decisamente inaccettabile anche perchè la casa dichiarava una risposta superiore ai 16KHz già con i normali nastri di tipo 1.
Un po' di prove permettono di stabilire che il difetto è causato dalla testina di registrazione. Tale testina è in ferrite, e non è un difetto nuovo: era già accaduto qualcosa di simile alla testina originale della Akai GXC570D e non c'era stato altro modo per risolvere che sostituirla con una nuova.
Purtroppo nella seconda meccanica la testina non c'è, e non è possibile adattare una testina di altra marca (avrei una Sony nel cassetto praticamente nuova...) a causa del diverso fissaggio meccanico. Dopo un po' di ricerca riesco finalmente a reperire una testina nuova per il modello CTF-850; in realtà non è perfettamente uguale perchè è in sendust, ma si adatta perfettamente sia dal punto di vista meccanico che da quello elettrico quindi procedo con la sostituzione.
Testina in sendust sostituita all'originale in ferrite
Adesso la risposta in frequenza è corretta, la piastra raggiunge e supera i 16KHz con un nastro entry level come una comune TDK-D e tocca i 19-20KHz con una buona metal. Il sistema di calibrazione guidato è un po' impreciso nelle indicazioni, ma con un piccolo aiuto delle orecchie permette di ottenere buoni risultati anche senza strumentazione.
Rimane da fare solo un ultimo lavoro: la piastra è stata progettata prima che venisse standardizzata la curva di equalizzazione per le cassette (1981), quindi non è compatibile con i registratori più moderni: all'atto pratico una cassetta registrata sulla CTF suona troppo brillante se riprodotta con un registratore post-1981, e al contrario una cassetta registrata su un altro apparecchio suona decisamente cupa sulla CTF.
In realtà la modifica non è molto complessa: è sufficiente cambiare i valori di alcuni componenti nelle reti di equalizzazione di record e play, aggiungere un paio di condensatori in poliestere nel posto giusto, e il problema è risolto: adesso il registratore è compatibile con il riferimeno Studer A721.
Per concludere: come suona ? Se si considera quando è stata prodotta e cosa c'era disponibile in quel periodo, non si può dire altro che "benissimo": la risposta è estesa e la timbrica globale buona, si avverte un po' di distorsione alle alte frequenze (leggera confusione su suoni come i colpi di piatti) ma tutto sommato accettabile e molto inferiore a quanto accade in registratori di fascia più economica. Il soffio di fondo c'è senza Dolby, con il riduttore di rumore inserito si attenua molto ma rimane sempre udibile nei passaggi più bassi. Purtroppo all'epoca il Dolby C non esisteva, e tutto sommato non si può pretendere molto di più. Buono anche lo scambio dei nastri con altre piastre, si avvertono talvolta leggere alternazioni della risposta in frequenza ma rientrano in quello che può accadere normalmente con le cassette. E' chiaro che prendendo a confronto una piastra di fascia alta del decennio successivo questa non se la passa molto bene, tuttavia è e rimane un eccellente prodotto che a mio parere, se ben messo a punto, può dare ottime soddisfazioni.