AKAI VT700 Video Recorder per uso domestico
Nella seconda metà degli anni 60, molte aziende produttrici di apparecchiature elettroniche americane e giapponesi iniziarono a mettere in commercio apparati di videroregistrazione pensati per l'uso domestico. Non esistendo all'epoca alcuno standard riconosciuto ogni costruttore creò un proprio sistema; apparvero così sul mercato numerosi apparecchi che utilizzavano nastri in apparenza simili ma del tutto incompatibli tra loro.
La maggior parte di questi sistemi video utilizzavano un nastro da mezzo pollice in bobina aperta da 13 (per gli apparati portatili) o 18 cm di diametro (apparati da tavolo), permettevano la registrazione di immagini monocromatiche con una risoluzione in genere non superiore alle 250 linee di stabilità accettabile e un'autonomia che non andava oltre l'ora di registrazione ininterrotta con le bobine più grandi.
L'uso a cui erano destinati questi primitivi videoregistratori era essenzialmente professionale o semiprofessionale dato l'elevato costo; l'idea di videoregistratore personale o domestico era ancora lontana da venire.
Un primo passo nella direzione della videoregistrazione "per tutti" fu fatto da Akai che realizzò un sistema relativamente economico impiegante un nastro da 1/4 di pollice, simile a quello dei registratori audio. Simile ma non uguale: si trattava infatti di un nastro con caratteristiche magnetiche diverse, in grado di registrare segnali con maggiore densità e soprattutto con la superficie particolarmente levigata per ridurre l'usura delle testine video: se su un videoregistratore si fosse caricata una bobina di normale nastro audio, le testine sarebbero state irrimediabilmente danneggiate in pochi minuti.
Nacque così la serie AKAI VT, composta essenzialmente da 3 modelli portatili ed uno fisso:
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- AKAI VT 100, il capostipite, messo in commercio nel 1969
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- AKAI VT110, versione migliorata e dotata di fermo immagine e audio dubbing (1971)
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- AKAI VT120, versione aggiornata con vari IC nell'elettronica (1975 circa)
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- AKAI VT700, modello da tavolo con bobine da 26 cm
In realtà esistevano anche altri due modelli: VT150 a colori incompatibilie con i modelli monocromatici e VT300, che pur essendo sostanzialmente uguale agli altri inscatolava il nastro dentro una cassetta.
Il costo di questi videoregistratori, che nelle versioni portatili erano dotati di telecamera a tubo Vidicon, monitor dedicato, batterie ricaricabili, alimentatore esterno e persino di un TV tuner per la registrazione diretta dei programmi televisivi, pur essendo inferiore a quello dei "mezzo pollice" di altre marche (JVC, Sony, Panasonic, etc..) era comunque molto alto, paragonabile a quello di un'autovettura di fascia media. Ciò ad ogni modo non impedì una discreta diffusione del sistema presso le prime emittenti TV locali e gli amatori evoluti, e ancora oggi non è impossibile trovarne qualcuno da restaurare o addirittura ancora operativo.
L'apparecchio che oggi sale sul tavolo operatorio per tornare a nuova vita è un VT700, modello di punta della serie e dedicato esclusivamente al funzionamento in sede fissa. La sua particolairtà che lo rende diverso praticamente da tutti gli altri VTR dell'epoca è di montare bobine da 26 cm in grado di assicurare una registrazione ininterrotta di circa un'ora e mezza, in grado quindi di registrare in un unico nastro un film completo. Per confronto, i VTR da mezzo pollice da tavolo supportavano bobine del diametro massimo di 18 cm, con meno di un'ora di autonomia.
Come tutti i VTR dell'epoca, il VT700 è operativamente più simile a un registratore audio che a un videoregistratore come lo si intende normalmente. Non è dotato di un sintonizzatore per la registrazione diretta dei programmi TV nè tanto meno di un timer per avviare automaticamente la registrazione; necessita invece di essere collegato a un televisore appositamente modificato per aggiungere ingressi e uscite audio e video in bassa frequenza, e se si voleva registrare un programma televisivo occorreva accendere manualmente televisore e registratore, aspettare che il programma iniziasse e avviare la registrazione manualmente. Solo nel 1970, grazie a una geniale idea della Philips, apparve il primo videoregistratore "autonomo", in grado di registrare un programma TV anche in assenza dell'operatore e in modo indipendente dal televisore collegato che poteva anche essere spento o sintonizzato su un altro canale.
Il registratore è di proprietà di un museo, che vorrebbe esporlo funzionante. Insieme al VT700 mi consegnano anche un VT110; nel caso non fosse possibile restaurarli entrambi la precedenza va data al modello più grande.
La prima cosa da fare è esaminare lo stato delle testine video di entrambi: se per caso nessuno dei due apparecchi avesse le testine in buono stato, sarebbe inutile procedere con qualsiasi altra operazione. Le testine del VT700 riservano una pessima sorpresa: una delle due è irrimediabilmente rotta.
Fortunatamente il tamburo testine del VT110 è intatto e può essere prelevato per sostituire quello - identico - del VT700. A questo proposito è il caso di fare una precisazione: le testine di un videoregistratore non possono essere sostituite singolarmente; è obbligatorio sostituire l'intero tamburo. Questo perchè sostituendone una sola sarebbe necessario effettuare l'allienamento, procedura che, pur essendo descirtta in dettaglio nel manuale di servizio, richiede l'impiego di un apposito microscopio con dime e riferimenti ovviamente impossibile da reperire. L'unica cosa che si può fare quindi è sostituire l'intero blocco completo di supporti, guide e motore: viene estratto dal VT110, che di conseguenza non potrà essere ripristinato e sarà destinato all'esposizione statica.
La sostituzione non presenta particolari difficoltà: si tolgono le tre viti che fissano il gruppo al telaio, si dissaldano i vari cavi e cavetti, si mette il gruppo intatto al posto di quello vecchio e una volta ricollegato tutto quanto il gioco è fatto.
Risolto il problema delle testine, si procede con il resto dell'apparecchio: all'interno è abbastanza sporco e necessita di pulizia; inoltre tutte le schede sono piene di condensatori elettrolitici vecchi di circa 60 anni, e lasciarli al loro posto significherebbe rischiare guasti anche gravi all'elettronica ogni volta che si accende l'apparecchio. Quindi procediamo con un recap totale, montando oltre un centinaio di condensatori nuovi.
Abbiamo poi un altro problema: i motori delle bobine, nelle varie modalità di funzionamento, sono alimentati attraverso delle resistenze a filo dotate di cursore per la regolazione del tensionamento del nastro in play e avvolgimento veloce. Queste resistenze sono danneggiate: le fascette metalliche mobili che permettono di regolare la corrente circolante nei motori si sono spezzate e qualcuno ha arrangiato una riparazione di fortuna senza successo che non permette al registratore di funzionare.
Non resta che ricostruire in qualche modo le fascette, utilizzando delle bandelle di ottone. Osservate nella foto superiore la realizzazione: dal foglio di metallo si taglia una striscia della giusta misura, due fori alle estermità permettono l'inserimento di una vite con dado per il serraggio, la goccia di stagno serve per ridurre la superficie di contatto col filo della resistenza in modo da non cortocircuitare tra loro le spire. Sotto si vedono le fascette montate sulla resistenza.
Dopo un'accurata pulizia giunge finalmente il momento di rimontare tutto quanto, collegare un monitor (ovviamente a tubo catodico e originale AKAI, è quello del VT110), montare un nastro e provare a dare corrente. Lo so che sembra incredibile, ma... funziona !
Sul manuale di servizio sono chiaramente indicate le procedure per tarare la scheda servo che gestisce la rotazione del cilindro delle testine in accordo con i segnali di sincronismo registrati sul nastro; serve un oscilloscopio e un nastro registrato da usare come riferimento (ovviamente il nastro campione che servirebbe non è reperibile in nessun posto del mondo) l'operazione è necessaria per migliorare - nei limiti del possibile - la stabilità dell'immagine riprodotta. Il risultato non è perfetto, ma tutto sommato neanche male: c'è qualche disturbo durante la riproduzione, leggere perdite di sincronismo e delle righe di drop-out causate dal non perfetto contatto tra testina e nastro (potrebbe essere anche colpa del nastro non perfettamente conservato), ma l'immagine è ben visibile e tutto sommato - anche grazie al monitor molto piccolo che non permette di notare la bassa definizione di circa 200 linee - di qualità accettabile.
Prima concludere, vediamo ancora qualche altra immagine interessante: la vista della parte posteriore con la scheda della logica di comando della meccanica, dotata di numerosì relè, e gli amplificatori audio e video dopo il recap.
Vista posteriore | Amplificatori audio e video |
Qui invece le immagini a confronto di una testina video rotta e una in buono stato:
Testina video rotta | Testina video intatta |
A destra c'è la testina intatta: le due espansioni polari in ferrite, di colore nero, sono complete e formano una specie di profilo a ogiva che sporge leggermente oltre il supporto metallico sottostante. A sinistra la ferrite è spezzata, si vede sotto il supporto in ottone e le poche spire dell'avvolgimento. Lo spessore della ferrite è di una frazione di millimetro, e questo rende la testina estremamente fragile: un colpo al registratore durante il funzionamento, un'operazione di pulizia mal fatta, un nastro difettoso o con una giunta sono più che sufficienti per rompere le espansioni polari e distruggere irrimediabilmente la testina.