Camcorder SONY Betacam SP
Correva l'anno 1986 quando Sony lanciò sul mercato un innovativo sistema di registrazione video analogico per uso professionale, denominato Betacam SP. Il nuovo sistema in realtà non era del tutto nuovo; si trattava infatti di un miglioramento del già esistente Betacam introdotto circa 4 anni prima. La nuova versione utilizzava un nastro metal al posto del normale nastro all'ossido di ferro, e consentiva di raggiungere la ragguardevole risoluzione di 350 linee, molto superiore a quella degli altri sistemi video esistenti sul mercato.
Il Betacam utilizza delle cassette esternamente identiche al vecchio Betamax, ma a differenza dei formati consumer il nastro scorre ad alta velocità e la durata della cassetta può raggiungere al massimo 30 minuti. Il segnale video, invece di essere registrato su un'unica traccia sotto forma di luminanza + crominanza su due sottoportanti miscelate, viene suddiviso nelle tre componenti Y - Cr - Cb registrate su tracce separate con una elevata larghezza di banda; questo consente di avere una qualità di immagine molto superiore a quella tipica dei sistemi a cassetta consumer, soprattutto per quello che riguarda la definizione del colore.
Queste caratteristiche, unite ad una costruzione robusta ed estremamente affidabile adatta all'utilizzo "sul campo" anche in condizioni critiche, hanno fatto sì che il Betacam SP diventasse di fatto lo standard utilizzato dalle televisioni di tutto il mondo per le riprese "mobili", e che rimanesse tale fino all'avvento del digitale e dei formati ad alta definizione. Tuttavia, se guardate con attenzione i gruppi di giornalisti che talvolta appaiono in TV nel corso di eventi particolari, tuttora potrete vedere qualcuno che porta in spalla una macchina come questa o qualche modello simile.
La macchina che
vedete in realtà non è un unico oggetto, ma l'unione di una
telecamera e di un videoregistratore fisicamente separabili:
il sistema era infatti componibile, cioè esistevano diversi
modelli di telecamera e di registratore più o meno
sofisticati che potevano essere liberamente montati insieme
su un unico supporto per formare un camcorder completo.
Utilizzando appositi accessori, le due parti potevano anche
essere fatte funzionare separatamente. I modelli di fascia inferiore, destinati all'uso semi-pro, invece erano dei camcorder "monoblocco" classici. Le dimensioni e il peso del camcorder sono considerevoli e ben superiori a quelli delle classiche telecamere casalinghe: come si può intuire dalle foto, la macchina è lunga più di mezzo metro e pesa circa 12Kg in assetto di marcia, completa di cassetta e batterie. L'operatore doveva sobbarcarsi questo carico per tutta la durata delle riprese; spesso al peso già considerevole (pensate di portare in spalla 12Kg di ferro per mezza giornata...) si aggiungevano batterie di scorta o altri accessori, come ad esempio un faretto per le riprese in condizioni di luce scarsa e i relativi accumulatori per l'alimentazione. Il peso è giustificato dalla costruzione e dai materiali usati: tutto il corpo è in metallo di considerevole spessore, l'ottica è di grandi dimensioni e costituita da molte lenti, la plasitca è presente solo in qualche rifinitura e particolari estetici, ma niente di più. L'elevato assorbimento di corrente a macchina in funzione, poco meno di 2A, obbliga all'uso di una batteria di capacità elevata che non contribuisce certo a rendere leggero e maneggevole l'insieme. Afferrate questo camcorder per l'apposita maniglia, appoggiatelo sulla spalla destra, afferrate saldamente l'impugnatura dell'obiettivo per bilanciarlo, appoggiate l'occhio al viewfinder (tassativamente a CRT) e siete pronti per iniziare a fare una ripresa video di qualità broadcast. |
Le funzioni della telecamera sono numerose e complete: bilanciamento
automatico del bianco e del nero gestito da microprocessore con
possibilità di memorizzare due gruppi di preset diversi; filtri
ottici selezionati per diverse condizioni di luce ambientale,
generatore di barre di colore incorporato, regolazione del guadagno
automatica o manuale, controllo dell'apertura del diaframma
(auto-iris), view finder elettronico con OSD e numerose indicazioni
riguardanti lo stato e le condizioni di funzionamento di camera e
VTR.
Il videorecorder gestisce fino a 4 canali audio separati, due
tradizionali su pista longitudinale e due FM con qualità superiore e
simile a quella dei vecchi videoregistratori hi-fi domestici.
Possiede un generatore di timecode integrato con identificatore di
macchina (oltre al timecode si può registrare un numero che permette
di stabilire da quale camera proviene la cassetta), un display
dettagliato che all'occorrenza fornisce anche indicazioni di
diagnostica, vu-meter per la visualizzazione del livello audio
regolabile in automatico o manuale.
Diamo adesso uno sguardo all'interno: se pensate che una videocamera qualsiasi contenga molta elettronica, forse questa vi farà cambiare idea: a confronto, qualsiasi sua "collega" consumer sembra un giocattolo per bambini.
Il pannello posteriore del modulo videorecorder si apre a libro, e mostra queste due schede ricolme di componenti SMD, circuiti integrati custom e moduli ibridi per l'elaborazione del segnale video. Come se non bastasse, sollevando la scheda montata sulla parte apribile si scopre che sotto ve ne è montata un'altra, relativa a tutta la sezione audio, display e comandi esterni. Un'altra scheda di dimensioni minori si trova dietro al pannello sotto al vano cassette, ed altri circuiti minori sono montati nella parte bassa del case. Per quanto complicatissima, la costruzione è abbastanza ben fatta e non è difficile smontare una qualsiasi scheda per la riparazione: io ho dovuto tirare fuori proprio quella posizionata sotto a tutte le altre, a causa di un canale audio guasto, e non c'è voluto molto in fin dei conti.
Una nota interessante: come detto all'inizio, si tratta di un apparecchio pensato per l'uso broadcast e professionale; questo significa che veniva usato da videoreporter in qualsiasi condizione di lavoro: caldo, freddo, pioggia, umidità... per questo motivo tutti i pannelli e le parti apribili, compreso il vano cassetta, sono dotati di guarnizioni in gomma che impediscono l'entrata dell'umidità all'interno della macchina.
Naturalmente non è certo tutto qui: aprendo la telecamera troveremo ben cinque schede estraibili montate in verticale, affiancate da altri due moduli di piccole dimensioni che controllano i tre sensori CCD. Nell'insieme, una quantità di elettronica veramente incredibile, compattata all'interno di un apparecchio che è comunque possibile maneggiare in modo abbastanza agevole.
Le cassette registrate venivano normalmente visionate su altri VTR da banco, tuttavia il videorecorder ha anche la funzione di playback e permette di rivedere le scene girate sul viewfinder, per un controllo immediato. Per ottenere un segnale video composito completo, in grado di mostrare le immagini a colori su un qualsiasi monitor o su un televisore, occorre uno "scatolotto" esterno che riceve le tre componenti del segnale video e da esse ricostruisce un segnale composito PAL. L'oggetto si collega alla videocamera tramite un grosso cavo a 20 poli, e fornisce in uscita il segnale video in bassa frequenza, i due canali audio selezionati (lineare o FM) e persino un segnale UHF modulato che può essere inviato alla presa di antenna di un televisore comune.
La foto mostra il playback adapter con gli appositi cavi, dietro ad esso abbiamo alcune cassette Betacam SP di varia durata (10, 20, 30 minuti) e sulla destra un monitor professionale Sony da 9 pollici, ottimo da utilizzare in coppia con questa videocamera.
Conclusione
La Betacam è una videocamera per uso
professionale, che offre una qualità video paragonabile a quella di
ottime camere digitali consumer a risoluzione standard. Chiaramente
non è un oggetto da portarsi dietro in una gita, a meno che non si
abbiano i muscoli e la resistenza fisica di un pesista... ma fa
veramente un figurone presentarsi ad un qualsiasi evento armati di
questo "mostro": nessuno sicuramente avrà mai sentito parlare del
Betacam SP, nè avrà mai visto una videocamera di queste dimensioni.
E tutti guarderanno perplessi le loro scatolette di plastica con
ottiche grandi come una moneta da 10 centesimi.
Se per caso qualcuno la scambia per un ferrovecchio (ricordate le
vecchie VHS a cassetta intera ?), spiegategli che per comprare
questo oggettino negli anni 90 ci volevano grosso modo 50.000.000 -
letto bene: CINQUANTA MILIONI - delle vecchie lire, così cambia
subito idea !