Dingo Famelico
Questo racconto è stato pubblicato anche sul sito www.videohifi.com nella sezione OPEN JOURNAL, uno spazio messo a disposizione dei membri della community per scrivere... un po' di tutto ! Visitatelo e non ve ne pentirete.
Il link diretto è questo : Dingo Famelico (su Videohifi: Open Journal).
E ora procediamo con la nostra storia...
Gianni guardò con aria torva il contenuto della valigetta grigia aperta sul tavolo. All’interno si trovava un piccolo, antiquato, registratore a nastro con il guscio di plastica color crema, unica cosa lasciatagli dallo zio Alfonso prima di passare a miglior vita. In pochi secondi emise il suo verdetto: 30, 35 euro al massimo, ammettendo che funzionasse.
Quando il prezioso reperto non era funzionante, si avvaleva dei servigi di Francesco “Pastasalda”, il brufoloso ragazzotto del primo piano che per venti euro (“non di più altrimenti lo butto”, precisava “dingo” ad ogni incarico) riusciva a rimettere in moto quasi ogni cosa. Gli oggetti riparati da “Pastasalda” di solito funzionavano per poche ore, ma l’importante era che lo facessero almeno una volta a casa dell’incauto acquirente. Gianni stava bene attento a specificare in tutti i suoi annunci che l’oggetto era venduto senza alcuna garanzia, e questa sua astuzia lo aveva salvato da ben più di una richiesta di rimborso dai suoi sventurati clienti.
Ultimamente si era dedicato anche alla lettura dei necrologi sui giornali locali: spesso chi aveva superato la cinquantina conservava con cura “lo stereo” della sua gioventù, e capitava che vedove e orfani più o meno inconsolabili decidessero di sbarazzarsi di tutta la “ferraglia” che il caro estinto aveva conservato per anni in soggiorno. Nei casi più fortunati, il trapassato era stato uno di quei tipi che spendevano decine di migliaia di euro per ascoltare un disco in casa propria, e lui, sfruttando l’incompetenza di chi non aveva idea del reale valore di mercato degli oggetti rimasti, riusciva a portarsi via per quattro palanche impianti completi e di gran pregio, che poi rivendeva a caro prezzo in rete.
Gianni aveva buttato la valigetta in un angolo maledicendo quella vecchia carogna che non aveva minimamente apprezzato la visita mensile che lui gli faceva, almeno quando se ne ricordava, e se ne era del tutto dimenticato. Ora che gli affari stavano andando male e non riusciva da diverse settimane a reperire nei cassonetti nulla da spacciare come “meraviglioso vintage”, si era messo a rovistare in soffitta tra tutti gli oggetti inizialmente giudicati come “invendibili” ed aveva ritrovato anche il piccolo registratore dello zio.
Attaccò la spina, ruotò una manopola e dopo qualche secondo un lieve ronzio uscì dall’altoparlante. Premette il tasto verde e le bobine iniziarono a girare.
Bene – disse a voce alta Gianni – questa roba funziona, stasera va in asta e se qualche babbeo se la….
La frase gli si spezzò in bocca: dal vecchio
registratore, la voce dello zio Alfonso elencava uno ad uno tutti
gli apparecchi della collezione e ne specificava il valore. Oltre
diecimila euro solo nei primi due minuti di nastro… nella mente
avida e ottusa di “Dingo” si formò faticosamente un’intuizione
geniale: “E SE QUESTO FOSSE IL TESTAMENTO ?!”
Preso dall’eccitazione, Gianni proseguì con l’ascolto. L’inventario era terminato, e lo zio adesso si stava rivolgendo direttamente a lui: “Carissimo nonché unico nipote, per quanto ti conosca bene e ti reputi un perfetto imbecille, avido e insensibile, ho voluto comunque lasciarti una possibilità di entrare in possesso di quella collezione che guardavi con occhio rapace ogni volta che venivi a trovarmi a casa. Se stai ascoltando questo nastro, significa che nella tua testa vuota è comunque passato un ricordo della mia persona, quindi porta registratore e nastro dal notaio incaricato dell’esecuzione delle mie volontà….”
“NOOOOOOO”, urlò Gianni con gli occhi iniettati di sangue mentre il sogno svaniva nella puzza biancastra, “NON PUOI FARMI QUESTO, MALEDETTO SCHIFOSO !!!!”. In preda ad un attacco d’ira, afferrò con le mani l’incolpevole apparecchio, reo solamente di avere al suo interno un condensatore elettrolitico definitivamente offeso dal passare degli anni, e lo scagliò con forza a terra.
Il mobile si ruppe in mille pezzi, ed il fragile coperchio di plastica trasparente che avrebbe dovuto proteggere le bobine saltò via. La bobina piena di nastro con il testamento dello zio descrisse in aria la parte ascendente di una perfetta parabola, secondo le ben note leggi della fisica classica. Nello stesso istante in cui “Dingo” realizzò che se avesse portato il registratore da “Pastasalda” questi lo avrebbe fatto funzionare in pochi minuti, la bobina iniziò a percorrere il ramo discendente della sua traiettoria e dopo una frazione di secondo cadde dentro il caminetto acceso.
L’abominevole imprecazione proferita da “Dingo”, degna del peggior scaricatore di porto, venne udita persino dal geometra che stava cercando gli addobbi di Natale in cantina, sei piani più sotto. Per un attimo a Gianni sembrò che la fiamma sprigionatasi dal vecchio nastro di acetato avesse il profilo di zio Alfonso nell’atto di mostrargli il ben noto “gesto dell’ombrello”…
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