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A proposito di alcuni comuni fenomeni naturali...

 

Pessima abitudine della maggior parte degli uomini di scienza è quella di trascurare lo studio delle cose più comuni con cui abbiamo a che fare. In particolare non ci risulta che alcuno si sia mai dedicato ad un' analisi, sia pure in forma superfifciale, di alcuni interessanti fenomeni che avvengono ogni giorno nelle nostre case; ciò è un vero peccato, poiché se ne potrebbero ricavare delle considerazioni assai interessanti. Pur non potendo, per ragioni di spazio e di coerenza con i nostri scopi, approfondire l'argomento in modo rigoroso, faremo comunque alcune osservazioni che ci porteranno a vedere molti eventi sotto una luce completamente nuova.

Tutti noi sappiamo bene che un oggetto solido occupa un certo volume nello spazio e che è ben difficile ridurne l'ingombro, a meno di non alterare permanentemente le caratteristiche dell' oggetto stesso. A chi, ad esempio, non è mai capitato di acquistare una splendida enciclopedia in quarantasette volumi con copertina finemente plastificata - solo settemila lire a rata in trecentodiciotto rate IVA compresa - e di trovarsi con lo scaffale completamente riempito dai primi quarantasei libri ?

Vano risulterà ogni sforzo volto alla sistemazione dell' ultimo tomo insieme agli altri; mancherà sempre e comunque quel maledetto mezzo centimetro che ci costringera' a sistemare il librone in qualche altro luogo, di cui inevitabilmente nessuno si ricorderà; accade per di più che nell' ultimo volume si trovi l'indice generale dell'opera, e che la sua mancanza renda gli altri quarantasei di consultazione praticamente impossibile. (1)

Oppure, chi non ha mai fatto realizzare un mobiletto " su misura " per un angolino accorgendosi poi, una volta piazzatolo al suo posto, che sporge di quel tanto che basta per impedire l' apertura della porta ? E che dire del coltellaccio da cucina che non entra nel cassetto in nessuna posizione ? Questi ed altri possibili ed innumerevoli esempi dovrebbero far comprendere, senza alcuna ombra di dubbio, come lo spazio occupato dai corpi solidi sia una cosa fissa ed immutabile; almeno finche' tali corpi mantegono la loro struttura (un tavolino fracassato in effetti occuperà meno spazio dello stesso tavolino intatto). Alla base di tale ovvia considerazione stanno anche dei principii fisici, e di coseguenza non ci dovrebbe essere niente da discutere. Capita però molto spesso che la realtà sia diversa da quello che si potrebbe supporre estrapolando dalle nostre umane conoscenze, e difatti ci imbattiamo assai di frequente in fatti che lasciano quanto meno perplessi.

Apriamo la porta di uno sgabuzzino, di un ripostiglio, di un armadio a muro usato per riporre quelle cose che "prima o poi possono sempre servire". La prima cosa che colpisce l' occhio è la compattezza dell' insieme che forma il contenuto del ripostiglio; se poi ad aprire la porta è proprio l' autore di tale nefandezza, ci sarà anche un certo malcelato orgoglio per la bravura di essere riuscito a stipare tanta materia inanimata in così piccolo spazio. Lasciamo dissipare questa strana sensazione mista di amirazione e sgomento, ed iniziamo a tirare fuori la mercanzia distribuendola ordinatamente in una stanza di normali dimensioni: sarà bene iniziare l' esperimento la mattina presto e non avere nessun altro intorno, in modo da avere molto tempo a disposizione ed anche molto spazio.

Nelle prime ore del pomeriggio, probabilmente, il ripostiglio sarà vuoto e la stanza adiacente risulterà assolutamente inagibile, piena di barattoli e lattine, pacchi di giornali e libri vecchi, stracci e vestiti smessi, radioline rotte e dischi rigati, i tavoli ricoperti da uno spesso strato di scarpe usurate ed il pavimento reso miracolosamente morbido dalle piume copiosamete da un vecchio cuscino tignato. Senza perderci d' animo di fronte a cotanta devastazione, cominciamo ad ammucchiare in un angolo tutto ciò che palesemente deve essere destinato ad una ingloriosa ma inevitabile fine nella pattumiera: in tre ore o quattro al massimo tutte le necessarie e dolorose decisioni saranno prese, e molti sacchi saranno stati riempiti.

Una persona robusta potrà portare fuori tutta la spazzatura con soli tre viaggi; a questo punto comincerannosorgere i primi dubbi: si intuisce che i quattro cassonetti completamente riempiti almeno secondo una stima approssimata, messi insieme hanno sicuramente una capacità ben superiore a quella del ripostiglio.

I dubbi si fanno ancora più pressanti quando, una volta rientrati in casa, ci troviamo di fronte ad una stanza ancora completamente ripiena di carabattole di tutti i generi da rimettere nel ripostiglio che avevano abbandonato molte ore prima dopo anni di ingloriosa prigionia. Siamo alla fase più critica dell' esperimento, quella in cui non bisogna cedere alla tentazione di abbandonare tutto e di chiamare lo straccivendolo per fargli portare via l'ammasso polveroso. Superato il normale minuto di sconforto, sarà necessario rimboccarsi le maniche e procedere alla reimmissione del tutto dentro il ripostiglio, diventato improvvisamente inadeguato alla bisogna.

Verso mezzanotte risulterà chiara l' impossibilità dell' impresa: ad ogni diverso tentativo di disporre all' interno dello sgabuzziono i varii oggetti, questi replicheranno aumentando sempre più in volume ed in quantità, rendendo inutile anche i più validi sforzi tesi allo sfruttamento anche dell' ultimo centimetro cubo rimasto libero tra un' orribile statueta di ceramica e una scarpa rotta.

Pur avendo coraggiosamente eliminato circa tre metri cubi di ciarpame, ciò che è rimasto non rientrerà mai nei due metri cubi di volume del ripostiglio da cui tutto aveva avuto origine: per dare una spiegazione accettabile di questo strano fenomeno non resta che ammettere il verificarsi, durante il lento riempimento del ripostiglio nel corso dei mesi, di una compressione continua e regolare degli oggetti solidi che vi vengono immessi.

La riduzione di volume di tali oggetti permette al ripostiglio di contenere una quantità davvero stupefacente di merce; d'altra parte il non poter rimettere le carabattole al loro posto deve far ammettere anche l' impossibilità di comprimere per due volte di seguito lo stesso oggetto nello stesso ripostiglio. Una volta estratti, infatti, gli oggetti riacquistano tutto il loro volume originale (secondo alcune osservazioni ancora da verificare con esattezza, anche qualcosa di più) ed è impossibile ricacciarli dentro, per quanti sforzi si possano fare. E' però possibile ottenere una nuova compressione in un ripostiglio diverso, come si può facilmente sperimentare trovando un conoscente disposto a fare in contemporanea lo stesso esperimento. Una volta arrivati entrambi di fronte all' insolubile problema di riordinare il tutto, sarà sufficiente che ognuno trasferisca il proprio avere a casa dell' altro e lo metta nel relativo ripostiglio.

Come d' incanto, le due immani masse di inutili cose di pessimo gusto entreranno senza recalcitrare nei prima microscopici sgabuzzini, ed in pochi secondi l' ordine regnerà sovrano. Non si tenti però di ripetere l' esperimento sperando di recuperare ognuno la propria roba, perchè a quel punto ci si troverà di fronte a due ammassi divenuti ormai ciclopici di materiale riottoso che non vorranno più trovare sistemazione da nessuna parte, e l' unica soluzione sarà lo straccivendolo o l' aiuto di altre due persone munite di sgabuzzino e di buona volontà.

Abbiamo dunque verificato sperimentalmente la validità del principio di comprimibilità per una ed una sola volta nello stesso luogo degli oggetti incomprimibili. Errato sarebbe invece ipotizzare il principio di espansione per una ed una sola volta degli sgabuzzini di fronte ad un determinato insieme di oggetti, che pure a prima vista potrebbe fornire pure lui una spiegazione dell' accaduto. La falsità di tale principio risulta evidente osservando ciò che accade nelle fasi intermedie dell' esperimento: misurando ad ogni passo le dimensioni interne dello sgabuzzino, non si troverà la benchè minima variazione nei risultati delle misure, a parte forse qualche millimetro di discrepanza dovuto ad inevitabili errori operativi; ne concludiamo che sono stati gli oggetti ad essersi  prima compressi e poi espansi, e non il ripostiglio ad allargarsi a dismisura ritornando poi alla sua capacità normale.  Alcuni studiosi hanno sostenuto che dopo ogni svuotatura il ripostiglio tenda addirittura a restringersi, ma accurate misurazioni sembrano provare l' infondatezza di tale ipotesi.

Altre applicazioni del principio di comprimibilita' per una sola volta nello stesso luogo dei corpi incomprimibili si hanno nelle valigie. Una valigia può essere impiegata per trasportare in un luogo qualsiasi il contenuto di un intero armadio, ma al momento di tornare a casa sarà necessario procurarsi almeno altre due valigie o abbandonare una cospicua parte del proprio guardaroba in albergo. Altri esempi validissimi e sotto gli occhi di tutti sono i cassetti, le soffitte (assimilabili agli sgabuzzini) e gli armadi (soprattutto gli armadi a muro).

A proposito di armadi, proprio al loro interno avviene un altro dei fenomeni più stupefacenti: la proliferazione delle gruccie appendiabiti. Nessuno in casa compera una gruccia da almeno due decenni, eppure ogni volta che si apre l' armadio il loro numero sembra essere aumentato. Ciò è confermato dal fatto che, se non si provvede ad una regolare decimazione, in breve tempo risulta impossibile frugare tra gli abiti appesi senza trovarsi con le braccia annodate tra asticelle di plastica e ganci di fil di ferrro. Si suppone che l' ambiente buio ed isolato in cui gli appendiabiti normalmente si trovano ne favorisca la riproduzione; tuttavia nessuno, aprendo all' improvviso l' armadio, li ha mai trovati in atteggiamento men che corretto.

Si potrebbe pensare ad un arrivo di gruccie da altri armadi, invece che alla moltiplicazione di quelle presenti; se però fosse valida questa ipotesi, dovrebbero esserci degli armadi in cui il numero delle gruccie diminuisce invece di aumentare, mentre questo non accade.

Per quanto pure lui sia una specie di armadio, all' interno del frigorifero non si riproduce niente, probabilmente a causa della bassa temperatura che al massimo potrebbe favorire la riproduzione di foche, pinguini ed orsi polari. Non trovando collocazione alcun animale vivente dentro il frigorifero, gli alimenti che vi vengono immessi non aumenta di volume o di quantità; però si spostano.

 E' il fenomeno della migrazione degli avanzi deperibili, che quanto più rapidamente devovno essere mangiati per evitare che vadano a male, tanto più tendono ad andare a nascondersi verso il fondo del frigorifero, dietro ad una quantità di altri alimenti tale da nasconderli completamente alla vista. Tipico è l' esempio del pecorino: da un bel pezzo di formaggio viene tagliata una notevole fetta per concludere degnamente la cena, e quel che avanza viene messo dentro il frigo. Appena chiuso lo sportello, il pecorino inizia la sua lenta marcia verso il fondo, e dopo una giornata lo ritroviamo già dietro l' insalatiera dei fagioli. Dopo un facile recupero lo sistemiamo bene in vista con l' intenzione di pappparlo la sera successiva ma, conscio delle nostre intenzioni e rapido come non mai, appena rimane solo il diabolico formaggio riprende il cammino verso i ripiani dimenticati. Dopo due o tre tentativi al massimo, riesce a trovare la strada giusta e si installa placidamente tra la parete di fondo del frigo ed un barattolo di maionese con scadenza all'anno successivo. Al termine del barattolo di maionese già avviato (che si trova bene in vista davanti a tutto sul primo ripiano) verrà ritrovato anche il pecorino, ormai irrimediabilmente ammuffito, di colore verdastro ed assolutamente immangiabile. Sorte analoga tocca a molte scatole di surgelati che si nascondono fino a sbrinamento del freezer completato, e comunque a qualsiasi cosa abbia una data di scadenza molto prossima. Assolutamente inutili sono invece i tentativi di fuga dei cibi a lunga conservazione, poiché è altamente probabile di ritrovarli, anche frugando per caso, prima che accada l' irreparabile.

Bisogna comunque osservare che il fenomeno di migrazione è legato, oltre che alla deperibilità della sostanza, anche al fatto che si tratti effettivamente di un avanzo. Infatti un pezzo di pecorino appena comprato e messo in frigo, anche un po' indietro, non cerca di nascondersi, ma anzi viene avanti fino al punto di cadere a terra quando si va a riaprire lo sportello. Questo sembra indicare lo sviluppo di una specie di forma depressiva nei cibi parzialmente consumati; questi, sentendosi appunto degli avanzi, vengono colpiti da un profondo senso di frustrazione e di inutilità esistenziale, che provoca poi la comparsa di manie suicide. Uno studio su vasta scala potrebbe forse permettere di scoprire come curare questa malattia, magari spiegando agli avanzi che la loro condizione è comunque temporanea e il fatto di essere stati messi dentro il frigorifero non significa che sono inutili e che possono pure andare a male. Sono anche consigliati i biglietini pro-memoria autoadesivi da attaccare all'interno della porta del frigo, ma il rimedio più efficace sembra essere comunque quello di mangiare completamente i cibi con tendenza alla migrazione, invece di conservarli per il giorno dopo.

Non ci sono spiegazioni, invece, alle tendenze autodistruttive di bicchieri ed oggetti fragili in genere. Se non continuamente sorvegliati, tali oggetti si spostano a grande velocità verso il bordo dei tavoli o degli scaffali, ed una volta giuntivi, attendono con pazienza che qualcuno li tocchi inavvertitamente mandandoli a finire in terra, dove di solito si sbriciolano in modo totalmente irreparabile. Tipico è il caso del fragilissimo oggetto-ricordo di vetro o porcellana, trasportato faticosamente in mezzo alle insidie di un viaggio di ritorno in treno dentro uno scompartimento occupato da un gruppo di bambini in gita scolastica. Il diabolico arnese giungerà intatto a destinazione e si farà docilmente collocare in mezzo ad un tavolo; poi, durante la notte, con rapidi movimenti si piazzerà in posizione tale da rendere facile la sua completa distruzone da parte di qualche assonnato che ci appoggerà sopra la caffettiera bollente o che lo lancerà fuori dalla finestra assieme alle briciole, scrollando la tovaglia dopo una cospicua colazione.

Vi sono anche altri interessanti avvenimenti quotidiani: la spazzatura, ad esempio, viola il principio di conservazione della massa. La prova è banale: è sufficiente pesare, per un periodo minimo di una settimana, tutte le borse della spesa che entrano in casa e tutti i sacchetti di spazzatura che ne escono. Invariabilmente, il peso della spazzatura risulterà essere superiore a quello della spesa, pur non essendoci alcuna riduzione della quantità di merce che si trova in giro per casa (anzi, spesso si nota anche un suo lento ma costante incremento).

Le lampadine si guastano sempre quando tutti i negozi sono chiusi, e non c'è mai una lampadina con lo stesso attacco di quella bruciata nel cassetto delle lampadine. Il latte messo a bollire e guardato a vista non bolle neanche se pregato in ginocchio, ma è sufficiente lasciarlo solo per un momento per vederlo allegramente uscire dal pentolino e riversarsi sul fornello (a questo proposito, si pensa semplicemente che il latte si vergogni a bollire sotto lo sguardo di uno sconosciuto, e sono in allestimento esperimenti di bollitura di latte in presenza di muccche addestrate a levare il pentolino dal fuoco).

 Interessante ed anche istruttivo sarebbe il dedicare ancora parte del nostro tempo all' esame di tali fenomeni; tuttavia quanto detto è già sufficiente a fornire un chiaro quadro della situaione, e rimandiamo a testi specifici chi volesse approfondire l' argomento.

Note:

1. Lo scritto risale alla fine degli anni 80, all'epoca Wikipedia non era nemmeno stata pensata.

 

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