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L'isola degli ingegneri

Questa in realtà è solo una vecchia barzelletta "rivista" in chiave moderna. Buon divertimento !

 

Un giorno il rettore di una famosa Università, guardando alla televisione “L’isola dei famosi”, ebbe l’idea di organizzare qualcosa di simile tra gli studenti delle varie facoltà. Al bando del concorso risposero in molti, ma dopo una dura selezione rimasero in gara solo tre gruppi: uno di ingegneri, uno di fisici ed uno di matematici.

Ogni gruppo venne portato in un’isoletta deserta, e furono dotati di carta, penna e fagioli in scatola. Niente altro, nemmeno un apriscatole: le loro capacità di adattamento e di inventiva sarebbero state determinanti per la sopravvivenza.

Dopo due mesi, una apposita commissione partì alla volta delle isolette per riportare alla civiltà i concorrenti e stabilire quale dei trae gruppi sarebbe risultato il vincitore.

 

Arrivati sull’isola degli ingegneri, li trovarono placidamente seduti sotto una palma, di fronte ad un abbondante pranzetto a base di fagioli in scatola, pesce fresco arrostito e frutta. 

- Come avete fatto a sopravvivere ? – fu chiesto loro.

- Semplice – rispose il primo – i primi giorni abbiamo mangiato i fagioli. Io ho calcolato il punto debole della struttura delle scatolette, ed è bastato un colpetto con un sasso per aprirle. Ecco i calcoli che indicano l’intensità della forza necessaria ed il punto esatto di applicazione.

- Poi abbiamo usato foglie, rami e canne per costruire delle abitazioni – proseguì un altro – ed i mobili al loro interno. Vi invito ad osservare la perfetta stabilità delle strutture !

- Io ho acceso il fuoco concentrando i raggi del sole sulla carta che ci avevate dato, usando una lente fatta con una foglia forata ed una goccia d’acqua. Così abbiamo cotto i fagioli ed il pesce.

 

I giudici di gara rimasero impressionati di fronte a tanta organizzazione, e pensarono che difficilmente gli altri sarebbero riusciti a fare di meglio. Comunque caricarono sull’aereo gli ingegneri e si diressero verso l’isola dei fisici.

 Trovarono i poveretti in cattive condizioni, dimagriti, sporchi ed affamati. Alcuni di loro avevano le mani ferite, altri i denti rotti. Per terra c’erano delle scatole di fagioli ammaccate, i resti di qualche pesce crudo, una noce di cocco ancora intatta. Tutti tremavano dal freddo e non volevano altro che tornare a casa.

 - Come mai siete ridotti così ?

Uno di loro rispose: - Non sapevamo come fare a procurarci il cibo, e nemmeno come aprire le scatole di fagioli. Abbiamo tentato a sassate, ma i fagioli schizzavano ovunque; poi a morsi ed unghiate. Guardate come siamo ridotti, non siamo nemmeno riusciti ad accendere il fuoco per cuocere i pochi pesci che siamo riusciti a prendere.

- Io ho provato a rompere una noce di cocco, ma mi sono soltanto fatto male alla mano ! – disse uno con una mano livida.

- A che diavolo dovevano servire carta e penna ? Dovevate darci un accendino !

 

Restavano ancora da recuperare i matematici, ma l’arrivo sull’isola offrì ai giudici uno spettacolo ben triste: i matematici giacevano a terra, senza ombra di dubbio morti. Le casse di fagioli erano intatte, a parte una scatoletta ancora stretta nelle mani di un giovane disteso accanto ad un mucchio di fogli di carta pieni di scritte e di formule. Accanto ad ogni corpo c’erano altri fogli di carta, tutti scritti.

- Venite ! Questo è ancora vivo ! – gridò un commissario.

Tutti si avvicinarono e tentarono di rianimare il matematico, che, guarda caso, era proprio quello che aveva in mano la scatoletta di fagioli.

Dopo alcuni minuti, aprì gli occhi e bevve un po’ d’acqua.

- Che cosa vi è successo ?

Tremando, il matematico sollevò i fogli che stringeva in una mano, poi la scatoletta di fagioli che teneva nell’altra, indicò le formule che aveva scritto e, con un filo di voce, disse:

- Ammettiamo per assurdo…che…la scatoletta…SIA GIA’ APERTA….

così esalò il suo ultimo respiro.

 

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