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Webster model 7 - wire recorder "Electronic Memory"

Come descritto nella sezione Storia, la registrazione magnetica è nata alla fine dell'800, mentre il nastro magnetico così come lo conosciamo oggi è stato inventato svariati decenni dopo, ed è entrato a far parte dell'uso comune solo al termine della II guerra mondiale.

Prima dell'invenzione del nastro, si utilizzava un filo d'acciaio che aveva sostanzialmente la stessa funzione del nastro, pur essendo ovviamente molto meno pratico e maneggevole. I registratori "a filo" sono rimasti in uso in Europa e negli USA fino all'inizio degli anni 50, quando sono stati soppiantati definitivamente dal più pratico e soprattutto più performante nastro.

La Webster Chicago fu un'azienda americana che produsse - oltre a ricevitori radio, sistemi di amplificazione per la sonorizzazione di sale cinematografiche ed altro ancora - una interessante gamma di registratori a filo abbastanza diffusi nel mercato americano. La produzione di tali oggetti terminò ufficialmente nel 1952, anno in cui vennero introdotti nel catalogo i primi registratori a nastro. L'azienda cessò definitvamente l'attività alla fine degli anni 60.

 Questo "Modello 7" risale alla fine degli anni '40, e sembra avere trascorso una buona parte della sua vita inutilizzato e probabilmente accantonato in un ambiente non ottimale per la sua conservazione. Ci sono svariate tracce di ossidazione e di ruggine, c'è polvere all'interno e il grasso che avrebbe dovuto lubrificare la meccanica è secco e annerito. I cablaggi interni lasciano abbastanza perplessi, soprattutto per le condizioni degli isolamenti; anche i condensatori elettrolitici non promettono nulla di buono. Come se non bastasse, essendo stato costruito per il mercato americano, richiede alimentazione a 117V - 60Hz. Un autotrasformatore potrà andare bene per i 110V, mentre sotto l'aspetto dei 60Hz... si arrangerà con i 50 che abbiamo in Europa: l'effetto principale sarà una riduzione del 20% della velocità di scorrimento del filo, visto che il motore è di tipo sincrono agganciato alla frequenza di rete. D'altra parte, a meno di non procurarsi un costoso inverter, non c'è altra soluzione.

Tolto il mobiletto metallico, ecco lo sconfortante spettacolo che si presenta: sporcizia, ossidazione, gomme delle pulegge malridotte e lisce, nulla lascia pensare che l'apparecchio possa funzionare. Applicata l'alimentazione, il motore gira ma la trasmissione slitta e non riesce a far girare correttamente la bobina di filo; inoltre dall'altoparlante escono solo dei rumori come di potenziometro rovinato... ma si sentono anche senza girare alcuna manopola. La situazione è drammatica !



Vista dell'amplificatore con le quattro valvole octal: 6X4GT, 6V6GT, 6SN7GT, 6SJ7GT.

La particolare natura del supporto impedisce di utilizzare un trascinamento a velocità costante con capstan e pinch roller come nei registratori a nastro; qui il motore fa girare il piattello di destra a velocità angolare costante, e questo trascina direttamente il filo che si svolge dal rocchetto sinistro, di piccole dimensioni. Il diametro elevato del rocchetto di trazione è necessario per avere una piccola differenza di diametro tra rocchetto vuoto (inizio riproduzione) e pieno (fine della bobina), onde evitare che tra inizio e fine del filo ci sia una eccessiva variazione di velocità lineare.
Il moto viene trasmesso dalle due pulegge di gomma, che provvedono alla demoltiplica della velocità del motore. Se le pulegge sono in cattive condizioni, ammaccate o lisce, si ha uno slittamento che si traduce in forti irregolarità di velocità con conseguente inaccettabile distorsione del suono. Vanno pulite con cura, con sgrassatore ed una passata di carta vetrata fine, inoltre devono essere lubrificati i perni e le bronzine del motore.

Questa è la testina di registrazione e riproduzione, con abbondanti residui di polvere e di limatura di ferro, probabilmente lasciati dal filo. La testina è montata su un supporto mobile in senso verticale, e durante il funzionamento del registratore si sposta dall'alto in basso e viceversa per avvolgere il filo in modo regolare sul rocchetto di trazione. Una specie di "bobinatrice", in sostanza.

Meccanismo della bobinatrice: la rotazione dell'albero del volano, tramite l'ingranaggio parzialmente visibile ed una camma, provoca lo spostamento in senso verticale alternato del bilancere e quindi della testina ad esso collegata. Il movimento è forzatamente sincronizzato con la rotazione del piattello volano, sia in marcia che in riavvolgimento. Occorre lubrificare il tutto con del grasso nuovo.



 
Vista da sotto dell'elettronica e del cablaggio in aria tipico degli apparecchi a valvole. Si nota in particolare un grosso condensatore al centro, di colore giallo, che sembra essere a carta ed immerso in una sostanza simile a cera o paraffina. Ci sono svariati condensatori di questo tipo, e la maggior parte di essi ha ridotto notevolmente la propria capacità o soffre di scariche interne al dielettrico. E' necessario sostituirli in blocco, dei moderni condensatori a film plastico a 400Vcc vanno benissimo anche se il restauro diventa esclusivamente di tipo funzionale, e non conservativo dal punto di vista estetico. D'altra parte usare condensatori a carta d'epoca è sicuramente una pessima idea, poichè anche questi potrebbero avere sofferto dell'invecchiamento.

Anche i condensatori elettrolitici sono ormai "andati", si tratta di elementi multipli (10+20uF 450V) introvabili. Essendo praticamente impossibile smontarli dal telaio dove sono saldati, ho preferito montare una piccola basetta che supporta condensatori nuovi per alta tensione e collegarli con dei fili al circuito. Il risultato è esteticamente orrendo, ma in questo caso lo scopo della riparazione è quello di ottenere un apparecchio funzionante ed in grado di riprodurre delle registrazioni antiche per un successivo riversamento, quindi la cosa non preoccupa più di tanto.





Vista dell'intero assembly trasporto + testina. A destra il rocchetto di origine, di piccole dimensioni e in grado di contenere filo sufficiente per circa 15 minuti di registrazione. A sinistra il rocchetto di trascinamento, di grande diametro. La testina mobile è dotata di una spaccatura in cui viene fatto passare il filo; questa è abbastanza larga da permettere il passaggio di un piccolo nodo che di fatto è l'unico modo di rimediare alle continue rotture del filo stesso che non sopporta il minimo maltrattamento.


Ecco finalmente l'ordigno in funzione, in penombra per rendere visibile l'occhio magico che fa da indicatore del livello di registrazione e la spia di accensione, nascosta sotto il carter in mezzo alle due bobine.

Il lavoro è andato a buon fine: nonostante le cattive condizioni iniziali, il registratore ha ripreso a funzionare in modo tutto sommato accettabile. La riproduzione della voce è buona, comprensibile e senza particolari distorsioni. Non avevo a disposizione un microfono adatto, quindi ho provato a collegare l'ingresso ad una sorgente audio (un comunissimo lettore di MP3) e regolando adeguatamente il volume sono riuscito a registrare un brano musicale riconoscibile ed ascoltabile... a patto di non far caso alle immani fluttuazioni di velocità, praticamente inevitabili anche a meccanica in condizioni perfette dato il tipo di trascinamento diretto.

Chissà l'effetto che doveva fare nel 1945 e dintorni una macchina che riusciva ad immagazzinare la voce umana in un sottile filo d'acciaio... "Electronic Memory", recita la scritta sul pannello frontale.

 

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