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Capitolo 2 - Il dopoguerra negli U.S.A.

Nel 1945, le industrie della Germania sconfitta vennero messe sotto il controllo dei paesi Alleati, e Invenzioni e tecnologie che il regime nazista aveva tenuto ben celate diventarono proprietà principalmente degli USA e dell’Inghilterra. Tra queste invenzioni ovviamente c’erano anche il nastro magnetico e i relativi apparati di registrazione. Tra storia e leggenda, si racconta che un tecnico della AEG abbia consegnato nelle mani di un collega dell’esercito americano un sacchetto di polvere marrone, dicendogli “Prendi questo e fallo conoscere al mondo, vale molto più di quello che credi”. Poi lo portò in una stanza, caricò una bobina di nastro su un Magnetophon e lo mise in modo, lasciando letteralmente senza parole il giovane tecnico.

La polvere marrone era l’ossido di ferro con cui veniva realizzato lo strato magnetico dei nastri dalla BASF; il tecnico americano era il Maggiore John T. Mullin. Egli riuscì a spedire in patria due registratori prelevati dai laboratori AEG e numerose bobine di nastro, poi una volta rientrato lasciò l’esercito e si dedicò allo studio e al miglioramento di quelle macchine ancora sconosciute al resto del mondo, fino ad arrivare ad una dimostrazione pubblica organizzata nel 1946 a S.Francisco.

In quel periodo una delle star più famose della radio americana, Bing Crosby, stava studiando la possibilità di registrare le proprie trasmissioni per trasmetterle in differita. Tuttavia la tecnologia di registrazione su disco non consentiva una qualità sufficiente per l’uso radiofonico, e quella su filo d’acciaio era addirittura inferiore. Così Crosby accettò la proposta di Mullin di provare la registrazione su nastro magnetico con le sue macchine, quando ascoltò il risultato ne rimase assolutamente strabiliato e la NBC finalmente accettò di mandare in onda le trasmissioni registrate.

John "Jack" T. Mullin (1913-1999) John Mullin con due esemplari di registratore

Era il 1947; alla ricerca di un partner che si occupasse della produzione e della vendita dei registratori Crosby e Mullin si rivolsero ad una piccola azienda di elettronica nata tre anni prima ad opera di Alexander Michael Poniatoff. Poniatoff si rese conto di avere davanti qualcosa che avrebbe rivoluzionato il modo di fare radio e produzione discografica in tutto il mondo, e in breve tempo la Ampex (sigla formata dalle iniziali del nome del fondatore più EX per “excellence”) iniziò la produzione sia di nastri magnetici che di registratori destinati principalmente all’impiego radiofonico e professionale. Nacque così il primo registratore professionale d'oltre oceano, l'Ampex 200.

Bing Crosby mostra a un'ospite della sua trasmissione un Ampex 200 Ampex 200, il primo modello di registratore prodotto dall'azienda americana


Foto pubblicitaria con Bing Crosby che parla al microfono davanti a un modello Ampex destinato al mercato consumer

Fino a quel momento la registrazione di un disco fonografico avveniva solo in diretta, e produceva direttamente una lacca master attraverso un tornio di incisione. Da quella unica lacca master venivano poi ricavate, con processi di stampa successivi, numerose matrici che poi potevano essere utilizzate per la stampa dei dischi veri e propri. Il problema fondamentale stava nel fatto che ogni volta che la lacca master veniva utilizzata per creare una matrice si aveva una certa usura con peggioramento della qualità della registrazione in essa contenuta, inoltre non c’era alcuna possibilità di manipolazione o modifica del contenuto neppure per eliminare un rumore, in caso di errore anche minimo era necessario buttare la lacca e ricominciare da capo, e se dopo la registrazione la lacca si fosse danneggiata o rotta tutto il lavoro sarebbe andato irrimediabilmente perso.

Le case discografiche compresero subito l’importanza di avere a disposizione delle macchine in grado di registrare programmi musicali su un supporto manipolabile (per eliminare un rumore o un qualsiasi difetto era sufficiente tagliare il pezzo di nastro corrispondente) e modificabile, archiviabile facilmente con costi e ingombri contenuti, e soprattutto utilizzabile per la riproduzione un numero di volte virtualmente illimitato senza perdite apprezzabili di qualità della registrazione per creare tutte le matrici necessarie per la stampa dei dischi anche in un secondo tempo. Nel corso degli anni 50 la richiesta di registratori professionali alla Ampex conobbe una crescita esponenziale, e grazie ad un team di ricerca e sviluppo che comprendeva tecnici e ingegneri di grande valore la tecnologia della registrazione ebbe uno sviluppo mai conosciuto fino a quel momento.



Alexander M.Poniatoff (a destra) con un registratore professionale Ampex.

A metà degli anni 50 Ampex iniziò la commercializzazione delle prime macchine multitraccia, dapprima a 4, poi a 8 ed anche a 16 su nastro da 2 pollici (1968), dedicate esplicitamente alla produzione discografica. Contemporaneamente, divenne anche il maggior produttore americano di nastri magnetici conquistando praticamente la totalità del mercato professionale negli USA e nel resto del mondo.

Registratori professionali Ampex a 2, 4, 16 tracce degli anni '60

Pubblicità del modello ATR100 (1976) dotato di un sofisticatissimo sistema di trasporto del nastro in grado di fare a meno del pinch roller

 

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