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Capitolo 4 - Il settore consumer

Mentre negli USA la registrazione magnetica conosceva il suo periodo di massimo sviluppo e crescita, l’Europa era impegnata nella ricostruzione del dopo guerra. Le industrie discografica e radiofonica stavano faticosamente tentando di risollevarsi dopo il disastro degli anni precedenti, e sicuramente c’erano da costruire cose ben più importanti ed essenziali dei registratori. Di conseguenza fino ai primi anni 50 non vi fu alcun tipo di sviluppo, e la tecnologia rimase ferma al vecchio registratore a filo d’acciaio. Nel 1950 la Geloso, una delle più note aziende italiane che produceva apparecchi radio e audio destinati al mercato di massa, mise in catalogo un registratore a filo (modello G240) spiegando le ragioni per cui un simile prodotto era da preferire ai più moderni registratori a nastro; solo 3 anni dopo iniziò la vendita di un registratore a nastro magnetico per uso domestico, in ritardo di anni rispetto all’industria di oltre oceano.

Catalogo Geloso del 1950: registratore a filo

Mentre i grandi costruttori si dedicavano alla produzione di registratori sempre più costosi e performanti destinati alle emittenti radiofoniche e alle case discografiche, il boom economico spinse molte aziende che producevano elettrodomestici e apparecchi radio ad iniziare la costruzione di registratori di prestazioni più o meno modeste, ma anche di prezzo relativamente basso e in grado di interessare anche categorie di acquirenti che fino a quel momento non avrebbero mai pensato di acquistare un registratore.

Negli anni 60 apparvero quindi decine e decine di marchi che offrirono al pubblico registratori di tutti i tipi (alcuni marchi sicuramente noti: Incis, Lesa, Philips, Geloso, Grundig…), da quelli più elementari in grado a mala pena di riprodurre in modo accettabile il parlato, fino a macchine che in certi casi potevano anche avvicinarsi per prestazioni agli apparati professionali. Grazie a questi apparecchi, la registrazione magnetica iniziò a entrare anche nella vita di tutti i giorni, e a fine anni 60 moltissime famiglie disponevano di un registratore a nastro con cui registrare le trasmissioni radiofoniche o le voci dei familiari e ascoltare musica in qualsiasi occasione.

La Geloso, che fino a pochi anni prima era saldamente ancorata al sistema a filo, realizzò una serie di apparecchi particolarmente economici e di piccole dimensioni, che ebbero una diffusione enorme presso il grande pubblico e vennero familiarmente denominati "Gelosini". Questi oggetti ancora oggi sono facilmente reperibili nei mercatini dell'usato, e con poco lavoro è possibile riportarli in condizioni di funzionamento più che accettabili per poter riascoltare i nastri dell'epoca.

Registratore Geloso G256 (1958 circa) Schema di registratore Geloso G257
Registratore LESA RENAS Registratore Incis TK6

La diffusione dei registratori convinse anche alcune case discografiche – soprattutto negli USA - a mettere in commercio materiale preregistrato, in genere in bobine di piccole dimensioni. Tali nastri avevano  spesso una qualità di riproduzione veramente eccellente; molti esemplari sono arrivati fino ai nostri giorni in ottimo stato di conservazione e possono essere apprezzati pienamente tramite registratori più performanti di quelli disponibili all’epoca.

Pubblicità RCA-Victor di nastri preincisi destinati al grande pubblico

Un registratore amatoriale che per circa un decennio fu un punto di riferimento assoluto per gli appassionati venne realizzato nel 1967 dalla stessa Studer, e immesso sul mercato con il marchio Revox: si trattava del modello A77, dotato di alcune soluzioni tecnologiche mutuate dal settore professionale, interamente transistorizzato, compatto e trasportabile. Nelle sue varie versioni, il Revox A77 ebbe ben presto una grande diffusione in tutto il mondo e fu usato persino per alcune produzioni discografiche. Particolarmente nota è una registrazione di musica sacra realizzata nel 1976 con un A77 e due soli microfoni, pubblicata dalla casa discografica svedese Proprius; tale disco è a tutt'oggi famosissimo presso gli audiofili come registrazione di qualità particolarmente elevata e realistica.

REVOX A77 Il "Cantate Domino" registrato nel 1976 con un Revox A77 a 38 cm/s e due soli microfoni

Il 1967 vede la nascita della "cassetta" Philips. Fino a quel momento svariati costruttori avevano tentato di realizzare un sistema di immagazzinamento del nastro magnetico più piccolo e pratico delle bobine aperte, ma senza ottenere un significativo riscontro commerciale. La cassetta Philips, che usava un nastro di altezza dimezzata rispetto allo standard delle bobine da 1/4 di pollice che scorreva alla velocità di 4.75 cm/s, nacque senza alcuna pretesa di alta fedeltà, destinata principalmente alla registrazione della voce. Tuttavia, grazie al basso costo sia del nastro che degli apparecchi, ed alle piccole dimensioni che permisero di realizzare registratori portatili alimentati a batterie, ebbe subito un buon successo che spinse svariati costruttori ad entrare nel mercato e sviluppare apparecchi con qualità sempre crescente. Prima che la cassetta potesse effettivamente entrare a far parte dell'alta fedeltà, tuttavia, fu necessario attendere fino alla seconda metà degli anni 70 quando lo sviluppo dell'elettroinca, della chimica dei nastri e della tecnologia costruttiva delle testine magnetiche portò ad avere i primi registratori con caratteristiche di qualità sufficientemente elevata.

Philips EL3301, uno dei primi e più diffusi registratori a cassette

Nel corso degli anni 70, il miglioramento delle condizioni economiche e il conseguente innalzamento del tenore di vita della maggior parte della popolazione del mondo occidentale accrebbero l'interesse del grande pubblico verso l'ascolto domestico di qualità della musica. Accanto all'universalmente diffuso giradischi, il registratore a cassetta o a bobina era un complemento quasi sempre presente in tutti gli impianti ad alta fedeltà. Tutti i maggiori costruttori orientali di elettroniche misero nei loro cataloghi numerosi modelli di registratore, con prestazioni e prezzi adatti a tutte le esigenze e a tutte le tasche, e in breve tempo per gli acquirenti ci fu solo l'imbarazzo della scelta. Tra i marchi più famosi che realizzarono apparecchi di ottima qualità possiamo citare Akai, Sony, Aiwa, Technics-Panasonic, TEAC, e moltissimi altri (anche se spesso le aziende minori si limitavano ad acquistare registratori di costruttori più grandi e rimarcarli con qualche piccola modifica estetica).


Akai GXC750D, prestazioni al limite delle possibilità dell'epoca, meccanica a 3 motori servoassistita, testine GX in grado di lavorare per migliaia di ore senza decadimento delle prestazioni.
Prezzo nel 1977: circa 1 milione di lire. 


Sony TC766-2,  quasi professionale.
   


TEAC C3, economico registratore a bobina da 18 cm destinato al mercato amatoriale.

Nakamichi 1000 (1974), un mito assoluto nella storia della registrazione su cassetta. 

Technics RS1500 "Nasone" (1978), forse il più bello in assoluto tra i registratori a bobine consumer.

Bang & Olufsen, design europeo purtroppo non supportato da una adeguata qualità costruttiva e sonica.

Il 1976 segna la nascita del sistema ELCASET realizzato da Sony: una cassetta di dimensioni maggiori contenente un nastro da 1/4 di pollice che scorre alla velocità di 9.5 cm/s. La qualità della riproduzione è veramente eccellente, raggiunge il livello di molti registratori a bobine con la praticità della cassetta. Nonostante ciò, l'elevato costo di nastri e apparecchi, la mancanza di software commerciale, l'impossibilità pratica di avere registratori portatili o installabili in auto e il rapido sviluppo delle prestazioni della cassetta "piccola" faranno sì che in breve tempo questo sistema diventi un vero e proprio flop commerciale. Dopo soli 4 anni, Sony e le poche altre aziende che avevano realizzato i registratori Elcaset abbandonarono il campo, cessando la produzione delle macchine e dei nastri.

 

Un registratore Elcaset Sony EL-7 (sotto) e un registratore a cassetta Philips sopra (Sony TC-229SD), notare la voluta somiglianza tra i due modelli e la differenza di dimensione della cassetta.

Nel 1978 Revox decide di pensionare lo storico A77, giunto ormai alla quarta versione. Lo sostituisce il nuovo B77, che mantiene la stessa impostazione di base ma beneficia di dieci anni di evoluzione tecnologica e diventa il registratore a bobina per antonomasia, prodotto in oltre 700.000 esemplari. Poco dopo costruisce anche il suo primo registratore a cassetta, con le stesse caratteristiche di affidabilità e robustezza del fratello a bobine e ingegnerizzato in maniera impeccabile.

Revox B77

Sony realizza un apparecchio innovativo: un riproduttore di cassette di qualità in cuffia e alimentato a batterie, talmente piccolo da poter essere portato in tasca e utilizzato anche in movimento. Il Walkman diventa ben presto un successo mondiale, venduto in milioni di pezzi e rapidamente imitato da tutti i concorrenti.

Sony Walkman

Nel 1980 la cassetta ha ormai raggiunto la piena maturità, grazie alla commercializzazione dei nastri metal e a nuove testine che messi insieme permettono di raggiungere risposte in frequenza estese oltre i fatidici 20KHz considerati la soglia dell'alta fedeltà. Arrivano anche nuovi tipi di sistemi di riduzione del rumore (Dolby C e DBX i più famosi) e "trucchi" tecnologici per estendere la gamma dinamica alle alte frequenze (Dolby HX). Le macchine più sofisticate sono dotate anche di un sistema computerizzato di calibrazione automatica, che regola bias ed equalizzazione di registrazione in modo da ottenere il massimo delle prestazioni con qualsiasi tipo di nastro. Con un buon deck a cassette la registrazione di un disco è praticamente indistinguibile dall'originale.


TEAC Z7000

AKAI GX-F95 con sistema di taratura automatico


Revox B710: costruzione e prestazioni ai massimi livelli

TDK MA-R, cassetta con nastro metal e corpo in alluminio per la massima precisione meccanica

La cassetta entra anche nel settore broadcast e professionale con la Studer A721. Una meccanica robustissima e semplice, basata su quattro motori a trazione diretta e del tutto priva di cinghie e parti soggette a degrado nel tempo, associata a un sistema di taratura automatica gestita da microcomputer di elevatissima precisione, ne fanno il registratore a cassette in assoluto più performante mai realizzato. Il costo elevatissimo ne limita la diffusione al solo settore broadcast e professionale, dove diventa di fatto il deck di riferimento.

Studer A721, deck a cassette broadcast-professionale di riferimento

I giapponesi conquistano ben presto la maggior parte del mercato dell’alta fedeltà consumer, lasciando a europei e americani fette di mercato minori o di nicchia, come la cosiddetta “hi-end”. Marchi come Akai, Sony, Pioneer, Teac, Technics e molti altri invadono i negozi di mezzo mondo, e ognuno di essi offre registratori per tutte le esigenze e per tutte le tasche. I registratori a cassetta conquistano fette di mercato sempre crescenti, a svantaggio del più performante ma costoso e  meno pratico sistema a bobine che rimane appannaggio solo degli audiofili più esigenti e delle radio private, che necessitano di macchine in grado di riprodurre programmi per lunghi periodi di tempo da utilizzare nelle ore notturne.

Nonostante i registratori a cassette abbiano praticamente monopolizzato il mercato della registrazione domestica e molti costruttori tolgano nel corso della prima metà degli anni 80 gli apparati a bobina dai loro cataloghi, alcuni marchi "storici" continuano a presentare nuovi modelli di alte prestazioni, che resisteranno ancora per alcuni anni. Il più longevo apparecchio a bobina in assoluto sarà il TEAC X2000, messo in commercio nel 1992 e disponibile su richiesta fino all'anno 2000. La dotazione di sofisticati sistemi di riduzione del rumore (dbx) e la particolare qualità dell'elettronica porteranno alcuni di essi a livelli veramente notevoli, in grado di rivaleggiare con la qualità di registrazione delle macchine digitali.

Akai GX747DBX (1980-1985) TEAC X2000R (1992-2000)

L'evoluzione delle piastre a cassette prosegue per tutto il decennio fino ai primi anni 90, soprattutto a opera dei costruttori orientali che realizzano apparecchi dedicati al mercato consumer, talvolta di affidabilità non eccelsa ma con prestazioni veramente buone, al punto da non far rimpiangere, almeno alla maggior parte degli utilizzatori, il voluminoso ma più performante registratore a bobina ormai caduto nel dimenticatoio.


Nakamichi Dragon, modello di punta della casa giapponese AIWA AD-F770, relativamente economico ma dotata di tre testine e sistema di calibrazione automatica

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