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Capitolo 5 - Il nastro digitale

Il 1983 segna ufficilamente l'ingresso della tecnologia digitale nel mondo dell'alta fedeltà consumer, con la presentazione dei primi lettori di CD Philips e Sony. In realtà la registrazione digitale era già in uso da alcuni anni nel settore professionale, anche se poi il prodotto finale veniva per forza di cose riversato in un supporto analogico, generalmente sotto forma di disco in vinile. La giapponese DENON fu una delle prime case discografiche a pubblicare lavori registrati in digitale, come si può intuire dalla scritta PCM sulla copertina:

Particolare della copertina di un disco da master digitale pre-era CD

Brothers in Arms dei Dire Straits, registrato in PCM e pubblicato in vinile

I sistemi di registrazione digitale su nastro si suddividono sostanzialmente in due categorie: quelli che registrano i dati tramite testina fissa su tracce multiple longitudinali (DASH, ovvero Digital Audio Stationary Head) e quelli che utilizzano un sistema a testine rotanti che registra i dati a pacchetti su tracce oblique, in modo simile a un videoregistratore (DAT Digital Audio Tape e sue varianti).

La tecnologia DASH è più costosa da implementare, le macchine sono complesse e ingombranti, ma permette di effettuare operazioni di editing (inserimento, montaggio, taglio) in modo simile al nastro analogico grazie alla registrazione dei dati lineare.  Le macchine DASH da studio più utilizzate  sono state prodotte da Sony e Studer; il formato standard prevedeva una frequenza di campionamento di 44.1 o 48KHz e una risoluzione di 16 bit, ma alcuni modelli particolarmente performanti operavano a 20 bit e 96KHz.

SONY PCM3402 Dash 2 tracce SONY PCM3402 gruppo testine

Studer D820 DASH a 24 tracce 

I primi registratori audio a testina rotante sono nati come moduli di conversione AD-DA da collegare a un videoregistratore, al quale inviavano uno pseudo-segnale video modulato dai dati in uscita dal convertitore. Il videoregistratore era l'unico apparato pratico e relativamente economico per registrare la quantità di dati necessaria, e il sistema ebbe un discreto successo nel campo professionale o semiprofessionale. Il più diffuso convertitore fu sicuramente il piccolo SONY PCM-F1, che in unione al videoregistratore portatile Betamax SL-F1 costituiva un completo sistema di registrazione audio digitale portatile, alimentato a batteria, piccolo e leggero. Il sistema operava con frequenza di campionamento di 44.1KHz (la stessa del CD) e risoluzione di 14 bit, offrendo una risposta in frequenza lineare fino a 20.000 Hz e una gamma dinamica di circa 90dB con distorsione armonica e wow & flutter praticamente nulli.

Videoregistratore Betamax SL-F1 e convertitore audio PCM-F1

L'evoluzione naturale dell'accoppiata videoregistratore + convertitore esterno fu il DAT, immesso sul mercato da Sony nel 1987. Il DAT usa una cassetta di piccole dimensioni con nastro da 1/8 di pollice. La registrazione viene fatta da una coppia di testine rotanti, ognuna delle quali traccia il nastro per 1/4 del tempo di un giro; i dati vengono quindi registrati a pacchetti intervallati da tratti di silenzio. Un apposito processore si occupa di prendere i dati in arrivo dai convertitori ed elaborarli, creando i pacchetti da registrare con l'aggiunta di un robusto sistema di correzione di errori multipla che in casi limite consente il playback anche con il solo 50% dei dati recuperati dal nastro. In fase di riproduzione il decoder riceve i dati dalle testine, li decodifica e li archivia in un buffer di memoria dal quale poi viene fatta la lettura continua per l'invio al convertitore DA.

Lo scopo principale del DAT, nelle intezioni del costruttore, era quello di creare l'equivalente della cassetta audio analogica per il mondo digitale; così vennero commercializzati modelli di registratore DAT praticamente da parte di tutti i maggiori costruttori di apparecchiature hi.fi, in particolare orientali. Sony e Tascam probabilmente furno quelli con i cataloghi più "nutriti" di modelli con caratteristiche diverse e adatti per applicazioni consumer e professionali.

   
DAT Sony DTC77ES Cassetta DAT e cassetta analogica
   
DAT Sony PCM7040 per uso professionale  DAT Tascam DA45HR a 24 bit 

Nonostante le eccellenti caratteristiche tecniche, il suono di altissima qualità (anche superiore al CD, grazie alla maggiore frequenza di campionamento) e la praticità di uso, il DAT ebbe un successo abbastanza limitato nel settore consumer, e non riuscì a rimpiazzare la cassetta audio tradizionale nelle case degli audiofili. Questo accadde essenzialmente per due ragioni: il costo delle macchine DAT era abbastanza elevato, e la cassetta analogica aveva raggiunto un livello qualitativo molto alto e comunque più che sufficiente per la maggior parte degli utenti. Nel settore professionale invece il DAT ebbe una notevole diffusione, tanto che fino a poco tempo fa veniva regolarmente utilizzato per la creazione dei master finali da parte di piccoli studi e per registrazioni "live" di alta qualità con macchine portatili.

Oltre ai sistemi citati, sono stati prodotti anche vari altri tipi di macchine, che utilizzavano cassette video (VHS e Video8) e potevano registrare 8 tracce in contemporanea. Tali tipi di registratore digitale sono stati utilizzati esclusivamente negli studi di registrazione, spesso combinati in rack con apparati di sincronizzazione per creare macchine a 16 o 24 tracce.

Un registratore ADAT, 8 tracce digitali su cassetta VHS

L'evoluzione delle memorie a stato solido ha trasformato rapidamente i registratori digitali, sia consumer che professionali, eliminando anche da questi il nastro magnetico. Oggi un registratore digitale a 2 tracce su memory card offre campionamenti a 96KHz o superiori con risoluzione di 24 bit, a prezzi inferiori a quelli di un DAT del passato e con dimensioni e peso minimi. Tecnologicamente, però, il DAT è tutt'altra cosa...

Registratori audio digitali su memory card

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