Capitolo 6 - Il declino
Mentre il registratore a bobine perdeva
rapidamente terreno nel mercato consumer, le sue prestazioni e
l’elevata affidabilità continuarono a mantenerlo in una posizione di
assoluto dominio nel settore professionale per tutti gli anni 80,
nonostante la rapida avanzata anche in questo ambito delle
tecnologie digitali. Il progresso non permise agli ingombranti e
costosi Studer e Ampex che affollavano studi di registrazione e
stazioni radio di resistere a lungo, e verso fine degli anni 90
l’opera di “digitalizzazione” della filiera della produzione e della
diffusione musicale era ormai totale: al posto dei registratori a
bobina analogici c’erano macchine che registravano in digitale,
dapprima su nastri di tipo video (DAT, sistemi multitraccia su
cassette 8mm, ADAT su nastri simili ai VHS, sistemi DASH e altro) e
in seguito su dischi rigidi da computer. Dopo quasi un secolo di
regno incontrastato, il registratore magnetico si stava avviando
sulla strada del collezionismo e dei musei.
Un moderno recorder digitale a 24 tracce su hard disk
Se le caratteristiche dei registratori a bobina professionali ne consentirono la sopravvivenza anche per svariati anni dopo la nascita del digitale, non ebbero la stessa fortuna i registratori consumer. La maggior parte dei costruttori, verso la fine degli anni 80, produsse apparecchi dal prezzo sempre più basso per tentare di sostenere un mercato che stava già dando i primi segni di saturazione; la riduzione dei prezzi andò però a discapito della qualità e nei negozi iniziarono ad arrivare registratori a cassette pieni di lucine e dall'aspetto accattivante, ma con qualità costruttiva sempre più scadente. Anche i marchi più blasonati di un tempo, come Sony, Aiwa, Akai, Technics e Teac si ritrovarono a vendere apparecchi che nulla avevano a che vedere con la qualità del passato.
In breve tempo i deck a cassette destinati al grande pubblico diventarono delle vere e proprie porcherie, i pochi registratori di fascia alta ancora rimasti nei cataloghi furono acquistati solo dagli audiofili più esigenti e disposti a spendere cifre ancora importanti, e sparì completamente quella che un tempo era stata la "fascia media". La maggior parte degli impianti completi vennero corredati di "doppie piastre", spesso con autoreverse, utili per fare copie di nastri - magari per l'ascolto in macchina - ma di qualità infima e dalla vita molto breve a causa delle meccaniche interamente realizzate in plastica.
Un pessimo registratore a doppia cassetta
Dalla seconda metà degli anni 90 in poi, assistiamo ad una rapida scomparsa del registratore a cassetta dal mercato, spazzato via dall’arrivo del CD registrabile e dei masterizzatori economici da PC. Copiare il CD prestato dall'amico era improvvisamente diventato rapido, facile e poco costoso, e il risultato era migliore di quello che si poteva ottenere con i registratori a cassetta economici che impiegava la maggior parte degli utenti.
Masterizzatore di CD da computer: copia un cd audio in due minuti.
All'inizio del XXI secolo, solo pochissimi costruttori mantenevano un registratore a cassette nel loro catalogo; in genere si trattava di apparecchi di qualità mediocre pensati solo per chi era ancora in possesso di una nastroteca registrata in precedenza e non voleva perderne il contenuto. Chi aveva necessità di un apparecchio di elevata qualità e affidabile era ormai costretto a rivolgersi al mercato dell'usato, o a cercare qualche fondo di magazzino che ancora - con un po' di fortuna - si poteva riuscire a trovare.