Capitolo 3 - Lo sviluppo in Europa
Mentre negli USA la registrazione magnetica conosceva il suo periodo di massimo sviluppo e crescita, l’Europa era impegnata nella ricostruzione del dopo guerra. Le industrie discografica e radiofonica stavano faticosamente tentando di risollevarsi dopo il disastro degli anni precedenti, e sicuramente c’erano da costruire cose ben più importanti ed essenziali dei registratori.
Non vi furono sostanzialmente evoluzione e mercato fino all'inizio degli anni 50, quando una piccola azienda svizzera che fino a quel momento aveva costruito oscilloscopi e altri strumenti di misura realizzò un registratore a nastro magnetico: si trattava del modello Studer Dynavox T26. L'apparecchio ebbe un notevole successo, nonostante il prezzo non propriamente popolare, e l'azienda conobbe una rapida crescita che le permise di studiare e realizzare nuovi modelli sempre più avanzati.
Willi Studer (1912-1996) fondatore dell'omonima azienda elvetica | Il Dynavox T26 |
Il 1960 si può considerare l’anno di nascita
della registrazione professionale in Europa, con la
commercializzazione del modello C37. Se fino a quel momento la
produzione europea era stata essenzialmente costituita da piccoli
apparati economici per uso domestico, con il C37 per la prima volta
entra sul mercato un apparato professionale a tutti gli effetti,
disponibile in versione a 2 o 4 tracce (un esemplare a 4 tracce su
nastro da
Studer C37 a 4 tracce su nastro da 1/2 pollice
Nel corso degli anni 60 la tecnologia dei
componenti elettronici conobbe uno sviluppo rapidissimo, che dai
primi transistor rudimentali al germanio portò rapidamente alla
comparsa sul mercato di transistor ad alte prestazioni, componenti
di potenza in grado di trattare tensioni e correnti elevate, e ai
primi circuiti integrati sia analogici che digitali. Questo permise
a Studer, che aveva ormai consolidato la sua posizione di mercato
diventando leader assoluto in Europa e ponendosi a livello mondiale
alla pari di Ampex, di investire nello sviluppo di una nuova linea
di macchine a stato solido fino ad arrivare nel 1970 alla
realizzazione del modello A80, registratore modulare disponibile in
varie versioni da 2 fino a 24 tracce.
Studer A80 a 2 tracce su nastro da 1/4 di pollice | Studer A80 24 tracce su nastro da 2 pollici |
Confrontato con il precedente C37 e derivati, l'A80 risulta molto meno pesante e ingombrante, consuma meno ed emette poco calore, è dotato di contatore digitale con indicazione in tempo reale che permette di trovare rapidamente e con precisione qualsiasi locazione sul nastro, e grazie alla sofisticata elettronica di controllo dei motori offre una elevatissima precisione di trasporto con valori particolarmente bassi di wow e flutter.
Nel corso degli anni 70 il settore della registrazione professionale venne dominato essenzialmente dalla americana Ampex, che aveva realizzato una macchina con una meccanica innovativa (ATR100) in grado di lavorare senza pinch roller grazie ad un sofisticatissimo sistema elettronico di controllo dei motori, e dalla europea Studer con la gamma degli A80 e derivati. Anche altre aziende europee si erano cimentate nella costruzione di registratori professionali, guadagnando a pieno diritto un loro spazio. Vale la pena di ricordare la tedesca Telefunken con il modello M15, Stellavox con la serie TD, e Nagra che produceva quelli che probabilmente sono stati i migliori registratori portatili in assoluto, acquistati da stazioni radio e televisive di tutto il mondo e utilizzati anche nelle riprese aidio in campo cinematografico.
Registratore portatile Nagra | Telefunken M15 |
Nel corso dello stesso decennio, l'elettronica iniziò una radicale trasformazione verso la tecnologia digitale. I circuiti integrati, sia analogici che digitali, ebbero una diffusione sempre maggiore grazie alla complessità delle funzioni implementate a basso costo, e apparvero i primi sistemi a microprocessore che finalmente consentivano di realizzare macchine "intelligenti" di dimensioni e prezzi compatibili con il grande mercato. Chiaramente anche il settore della registrazione professionale poteva trarre beneficio dall'applicazione dei microcomputer nella gestione delle macchine, e i vari costruttori non tardarono a sviluppare apparati secondo le nuove tecnologie.
Nel 1986 Studer lanciò una serie di macchine
innovative controllate da microcomputer che dava loro una
versatilità finora mai vista in nessun altro registratore da studio.
Il capostipite A810 aveva dimensioni e peso contenuti al punto da
poter essere facilmente trasportato e utilizzato anche per
registrazioni dal vivo, e grazie all’adozione di tutte le migliori
tecnologie dell’epoca vantava un insieme di caratteristiche tecniche
assolutamente impensabile fino a quel momento.
Ben presto all’A810, prodotto solo in versione a
2 tracce, si aggiunsero altri modelli più sofisticati per l’uso in
studio, sia a 2 che a più tracce, fino ad arrivare alla massima
espressione delle capacità tecniche dell’azienda con il modello
A820.
Studer A812 | Studer A820 a 24 tracce |
Nagra T-Audio: la risposta di Nagra alle macchine computerizzata di Studer.
Si tratta probabilmente del più complesso e sofisticato registratore audio analogico mai realizzato.
Nel corso degli anni 80, anche alcuni importanti costruttori giapponesi si sono cimentati nella realizzazione di macchine a bobina professionali, gestite da microcomputer e in grado di rivaleggiare alla pari con i vari Studer o Ampex. La diffusione di queste macchine in Europa è stata comunque limitata rispetto agli altri marchi più noti.
Sony APR5000 | Otari MTR15, forse l'unico registratore a bobina dotato di sistema di calibrazione automatica dei parametri di registrazione. |